E’ ormai assodato che la popolazione delle zecche è notevolmente aumentata con conseguenze che possono essere anche gravi. La puntura di questi parassiti espone infatti al rischio di contrarre malattie infettive sia i nostri pet che noi.
La presenza di zecche vengono principalmente riferite ai cani ma non è così, alcune specie di artropodi possono infestare anche i gatti e sono sostanzialmente due: la Rhipicephalus sanguineus comunemente denominata “zecca bruna del cane” (non inganni la denominazione) e l’Ixodes ricinus, “la zecca dei boschi”.
Come accorgersi se un gatto ha le zecche? Non è sempre facile individuare la loro presenza: sono molto piccole e quasi invisibili a occhio nudo; ciò si somma alla loro innata abilità di annidarsi (e quindi mimetizzarsi) in zone ricche di peluria. Inoltre, non provocano immediatamente prurito: durante la puntura secernono una saliva anestetica il cui effetto permane finché non abbandonano quella determinata porzione di epidermide.
C’è una buona abitudine che consentirà ai proprietari dei gatti di individuare questi sgraditi ospiti che sono le zecche. Con le carezze, la spazzolatura o il bagno che si ha la possibilità di individuare le zecche. Un modo semplice per rilevarne la presenza è separare i peli del gatto e far scorrere le dita attraverso la pelle: si percepirà al tatto una sorta di nodulo, di verruca.
Le zone da controllare con maggiore scrupolosità sono: la testa, l’area intorno agli occhi e alle orecchie, nonché la parte inguinale, il collo, le zampe (in particolare la porzione interdigitale) e le ascelle anteriori.
Ai padroni dei gatti si suggerisce inoltre di prestare attenzione ad atteggiamenti inusuali che comunicano disagio (depressione e maggior pigrizia, con tendenza a limitare al massimo le scorribande quotidiane). É infine importante non sottovalutare le mucose pallide e la perdita di appetito. Arrossamenti o infiammazioni in una precisa porzione di pelle, indicano la recente presenza di una zecca.
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