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La spending review colpisce anche i cani: crescono gli abbandoni ma i fondi per i canili sono scesi del 90% rispetto al 2010

20/08/2014

Della serie: anche i cani sentono la crisi. I canili italiani sono stracolmi e ogni anno il numero di cani randagi che vengono portati presso strutture di accoglienza aumenta, specie d’estate. Non è lo stesso però per i fondi per la tutela del benessere e per la lotta all’abbandono degli animali da compagnia, che il Ministero della Salute stanzia a partire dal 1991, che nel 2012 sono stati di 310 mila euro, un decimo rispetto al 2010. A mettere in luce il problema Cristina Da Rold, freelance scientific communicator su wired.it.  
Ancora una volta le differenze regionali però si fanno sentire e  se consideriamo i dati del Ministero sul numero di cani registrati per regione scopriamo che – con le dovute eccezioni – al sud si registrano in media molti meno cani che al nord. In Calabria addirittura le statistiche parlano di un cane in media ogni 25 persone, mentre in Friuli- Venezia Giulia uno ogni 4 persone e la classifica rimane sostanzialmente invariata sia che consideriamo il numero assoluto di cani per regione, sia che consideriamo la cosa in termini di cane per numero di abitanti.
Ovviamente però il fatto che al sud siano registrati meno cani per residente non significa che ce ne siano meno, in particolare se consideriamo gli animali ospiti presso strutture di accoglienza, come i canili, che siano pubblici i privati. Nel 2011, ultimo anno del censimento, i cani nei canili sono aumentati di circa 2000 unità rispetto all’anno precedente, crescita che è andata di pari passo con una drastica riduzione dei fondi per la lotta contro l’abbandono degli animali. Ogni anno, a partire dal 1991 infatti, il Ministero ripartisce il fondo per la tutela del benessere e per la lotta all’abbandono degli animali da compagnia istituito dalla legge 14 agosto 1991, n. 281, fondo che viene distribuito diversamente alle regioni a seconda di tre criteri: il 42% della disponibilità viene elargito in base al numero dei cani e dei gatti di proprietà, il 33% in base numero dei cani e dei gatti randagi presenti e il restante 25% in base al numero degli abitanti delle regioni e province autonome.
A partire dal 2008 però, il Decreto ministeriale 6 maggio 2008 ha modificato i criteri di divisione del fondo, e particolarmente fortunate risultano le province autonome di Trento e Bolzano. Come si legge sul sito web del Ministero, un primo 30% viene ripartito tra le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano in base alla popolazione umana, un secondo 30% viene ripartito tra le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano in base alla consistenza della popolazione dei cani e dei gatti con riferimento al numero di ingressi nei canili sanitari e nei gattili. Infine, il restante 40% viene ripartito in quote di pari entità tra le Regioni sulla base dell’attivazione della banca dati regionale dell’anagrafe canina in riferimento alla consultabilità per via telematica.
Ad ogni modo, al di là di come vengono distribuiti, è il totale a colpire. Nel 2005 il fondo totale elargito toccava i 4,2 milioni di euro sul territorio nazionale, mentre nel 2012 si sono di poco superati i 300 mila euro. Il vero salto si è sentito in particolare tra il 2010 e il 2011, quando il fondo si è ridotto di colpo a un decimo rispetto all’anno precedente.
La spending review insomma, la sentono anche i nostri amici a quattro zampe.


Categorie: Curiosità