La filariosi viene provocata dalla puntura di una comunissima zanzara la quale inietta nel sangue parassiti in forma larvale. Questi ultimi si sviluppano in vermi e intaccano l’apparato cardiopolmonare o la cute.
La filariosi viene maggiormente associata al cane ma può colpire anche gatti e furetti. In questi animali il parassita cresce meno e vive per periodi più limitati, ma può essere ugualmente letale perchè infesta cuore e vasi sanguigni molto più piccoli di quelli del cane. È quindi consigliabile, anche per questi animali, effettuare un trattamento di prevenzione simile a quello previsto per i cani.
I primi sintomi della filariosi non sono facilmente riconducibili a questa malattia. Tosse, attacchi d’asma con difficoltà a respirare, mancanza di appetito, sonnolenza continua, stanchezza e debolezza. Tutti sintomi che, nel gatto malato di Filaria, possono essere confusi con i sintomi di altre malattie.
La comparsa di ulteriori sintomi come l’aumento del battito cardiaco e del vomito, devono farci capire che la situazione sta precipitando. Non li dobbiamo trascurare, in quanto associati alla Filariosi possono condurre a crisi respiratoria e/o cardiaca, collassi, portando inevitabilmente il gatto alla morte.
Come per il cane anche per il gatto, la terapia può essere complicata e prevenire appare la scelta più sensata.
La profilassi mensile prevede la somministrazione:
– per via orale (compresse) di milbemicina e ivermectina
– per via topica (applicazione cutanea di spot on) di selamectina e moxidectina
Entrambe risultano sicure ed efficaci per i gatti che vivono in aree considerate endemiche.
Il trattamento con farmaci preventivi dovrebbe iniziare a 8 settimane di età ed essere esteso per tutta la durata della stagione di trasmissione.
Sebbene sia consigliabile testare i gatti prima di avviare la chemioprofilassi, farlo è meno utile che nel caso dei cani.
Si ricorda, inoltre, che la profilassi deve essere effettuata scegliendo prodotti dedicati a questa specie: non è infatti possibile utilizzare gli stessi principi attivi dei farmaci usati per il cane riducendone il dosaggio.
La terapia per la cura degli animali infetti è lunga e complicata ed espone i nostri amici a notevoli rischi cardiopolmonari che vanno dall’embolia a pericolose infezioni. Una volta uccisi i vermi con farmaci specifici a base di sostanze tossiche, occorre far stare l’animale a riposo assoluto per diverse settimane per permettergli di liberarsi dei vermi morti, che possono comunque ostruire arterie e altri vasi sanguigni.
Categorie: Curiosità
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