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In centinaia a Bruxelles da tutta Europa: chiudiamo i delfinari. Enpa: in Italia chiuse tre strutture, si applichi la legge anche alle restanti

28/06/2014

Oggi, sabato 28 giungo, presso l’Atomium di Bruxelles manifestanti di tutti i Paesi europei – uniti dal messaggio “non comprare un biglietto per la loro morte, ma per la loro libertà” – scendono in piazza per chiedere la chiusura di tutti i delfinari presenti in Europa. Il nostro Paese è rappresentato anche dall’Enpa con la partecipazione Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’associazione, che da oltre 23 anni conduce in Italia la battaglia contro la cattività dei cetacei ed è membro del coordinamento internazionale che con tutti gli attivisti, festeggerà la definitiva chiusura del delfinario di Rimini.
Questo evento, che unisce insieme centinaia di rappresentanti internazionali delle diverse associazioni coordinate da Ric O’Barry, già addestratore di “Flipper” e premio Oscar per “The Cove” nel 2010, come lo scorso anno intende promuovere la fine della schiavitù dei cetacei costretti in cattività.
«Attualmente, in 15 Paesi europei ci sono 34 delfinari dove si esibiscono oltre 300 cetacei, soprattutto tursiopi ma anche orche, beluga e focene. In queste strutture gli animali sono protagonisti di tristi spettacoli, con i quali si finisce per insegnare ai bambini che queste creature, private della loro dignità, sono pari ad oggetti», dichiara Ilaria Ferri. «E’ inoltre consentito nuotare, toccare e fare foto con i delfini e porre in essere fantomatici progetti di pet therapy – prosegue Ferri -. Mentre in Italia è vietato non solo entrare in contatto con questi animali ma anche nuotare con loro. Lo prevede il decreto 469/2001, che risulta essere continuamente disatteso. Proprio per questo, di recente, l’Enpa ha nuovamente richiesto ai ministeri competenti (Ambiente, Salute, Politiche Agricole, Interni) e al Servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato di considerare attentamente la documentazione contenuta nel dossier redatto dalla Protezione Animali e consegnato alle autorità competenti.»
Il Regolamento Europeo n.338/97 non consente che questi mammiferi marini siano sfruttati per fini commerciali. Tuttavia, nei fatti, le strutture di cattività non effettuano alcuna ricerca, attività didattiche o scientifiche, educative o di ricerca – ma proprio per scopi commerciali e di profitto. Inoltre, la direttiva europea su zoo e delfinari (EC directive 1999/22) prevede che gli animali in cattività abbiano un ambiente che sia il più simile possibile alle condizioni dei loro rispettivi ambienti naturali, mentre recenti ricerche scientifiche confermano che è assolutamente impossibile fornire a questi animali le condizioni di vita esistenti nel loro ambiente naturale. Nulla potrà infatti riprodurre le onde, le prede vive, la pressione della profondità del mare, le variazioni della salinità e le condizioni più disparate, diverse a seconda delle regioni in cui essi vivono tutti insieme, cacciano e giocano. E nulla potrà mai riprodurre in cattività il complesso ed articolato sistema di relazioni sociali, dei legami profondi, e della cooperazione che esistono nel mondo di questi animali altamente sensibili e dotati di straordinarie capacità cognitive.
«E’ arrivato il momento di restituire dignità, rispetto e soprattutto la libertà a queste creature che appartengono al mare e che non devono pagare con la loro vita il perverso desiderio di chi vuole toccarli o nuotare con essi -conclude Ferri -. Gli animali si apprezzano e si conoscono solo nel loro habitat e per questo è necessario incentivare il turismo sostenibile e l’ecovolontariato in progetti specifici che Enpa e Tethys conducono da anni, per insegnare il rispetto dei cetacei e del loro habitat.» 


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