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I segreti di 3 animali dell'antico Egitto svelati da raggi X. Sono le mummie di un gattino,cobra e uccello

29/08/2020

Un cucciolo di gatto di cinque mesi, un cobra e un rapace vissuti nell’antico Egitto raccontano la loro storia grazie a una nuova tecnica di analisi ai raggi X, che ha permesso di analizzare le loro mummie a una risoluzione senza precedenti, fornendo dettagli sulle condizioni in cui sono stati tenuti gli animali, sulle possibili cause di morte e sul complesso processo di mummificazione. Il risultato, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, si deve ai ricercatori guidati da Richard Johnston, dell’universita’ britannica di Swansea. Utilizzando la microscansione a raggi X, che genera immagini 3D con una risoluzione 100 volte superiore a quella di una Tac, rileva Johnston, “possiamo effettuare efficacemente un’autopsia su questi animali, piu’ di 2000 anni dopo la loro morte nell’antico Egitto”. Gli antichi egizi mummificavano anche gli animali, inclusi gatti, ibis, falchi, serpenti, cani, che spesso venivano sepolti con il loro proprietario. Finora mummie di animali sono state analizzate con tecniche ai raggi X standard che forniscono immagini bidimensionali. La nuova tecnica, invece, fornisce immagini 3D e ha permesso analisi delle tre mummie straordinariamente dettagliate, fino alle ossa e ai denti piu’ piccoli. In questo modo e’ stato scoperto che il gatto era un gatto domestico egiziano e aveva meno di cinque mesi. Quanto alla causa di morte, i danni trovati sulle vertebre indicano che potrebbe essere stato strangolato. L’uccello invece e’ un rapace simile al gheppio eurasiatico ma in questo caso non e’ certa la causa di morte, di sicuro non sono state rilevate ferite al collo. Molti i dettagli, invece che riguardano il serpente: e’ stato identificato come un giovane cobra egiziano. Le prove di danni ai reni hanno mostrato che probabilmente e’ stato privato dell’acqua durante la sua vita, sviluppando una forma di gotta ed e’ stato ucciso con un colpo di frusta, come indicano le fratture ossee. Le immagini ad alta risoluzione, inoltre, hanno consentito di identificare resina indurita nella bocca del serpente fornendo la prova di un comportamento ritualistico complesso, simile al rito di apertura della bocca che si eseguiva sui defunti. (ANSA).


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