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''I gatti di Gatti, da Goya a Mimmo Paladino: due secoli con il gatto nell'arte''. Fino al 24 febbraio a Lodi

21/02/2013

”I gatti di Gatti”: con questo gioco di parole, che si rifà ai protagonisti della rassegna e al cognome del collezionista che ha messo a disposizione le opere in mostra, è stata presentata dalla Provincia a Lodi l’esposizione che fino al 24 febbraio permetterà di compiere un originale itinerario ”da Goya a Mimmo Paladino: due secoli con il gatto nell’arte”.
La mostra, ospitata dalla ex Chiesa di San Cristoforo in via Fanfulla 18 a Lodi è aperta dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 19, sabato e domenica anche dalle 10 alle 12.30), porta la firma del Garante per i Diritti degli Animali della Provincia, Emanuele Arensi, dell’Associazione Amici Animali Onlus di Lodi, del Lions Club Lungoadda Lodigiano e ha il patrocinio della Provincia e del Comune di Lodi. In esposizione 150 opere di arte moderna e contemporanea di sessanta artisti diversi, direttamente dalla collezione del gallerista Peppino Gatti (www.arredamentigatti.it).
L’iniziativa culturale, che costituisce un omaggio al felino più amato, permetterà di conoscere più da vicino anche l’attività di Amici Animali, che tra l’altro a tutti i visitatori che si presenteranno con un animale al seguito regaleranno prodotti alimentari della linea Trainer.
A seguire, il profilo critico dell’interessante manifestazione firmato da Mario Quadraroli, curatore della mostra:
”Non abbiamo testimonianze o documenti che attestino la presenza sull’arca di Noè di una coppia di gatti, ma che il gatto nell’antico Egitto fosse adorato come un dio, sì. Da lì, la sua presenza nell’iconografia artistica è consequenziale.
Questa rassegna però si limita a proporre opere dal XIX secolo ai giorni nostri: dai gatti testimoni dei sabba delle streghe de “I capricci” di Francisco Goya del 1799, al gatto (amico della volpe) che Mimmo Paladino realizza per illustrare una particolare edizione di Pinocchio nel 2005.
Ma sono molti i maestri che, fra ‘800 e ‘900, raffigurano il gatto nelle loro opere: Renoir, La ragazza con il gatto in braccio; Henri Rousseau, il Doganiere, con il ritratto di Pierre Loti e l’inseparabile chat. E poi da Picasso, con un gatto occupato ad assaporare un volatile, a Warhol che realizza una colonia di gatti colorati, passando poi per Mirò, Femme et chat; Klee, un grande muso di gatto con un uccellino sulla fronte; Balthus, le sue ragazzine hanno spesso un gatto fra i piedi; Frida Kahlo, autoritratto con gatto nero sulla spalla, e tanti altri.
Questi autori non ci sono ancora nella collezione di Peppino Gatti, che però vanta opere di valore: un’acquaforte di Edouard Manet (1863) e un disegno di Max Klinger (1887). Non poteva mancare inoltre Steinlen, pittore, grafico, illustratore, presente con una litografia affollata di felini (1933). Gattofilo convinto, Steinlen, era soprannominato “Il re dei gatti”.
Qualifica ulteriormente la collezione la presenza dei maestri della scultura italiana del ‘900 che spesso raffigurano il loro animale: Francesco Messina, Augusto Perez, Agenore Fabbri, Valeriano Trubbiani e Floriano Bodini con più opere: bronzi, tempere disegni e grafica. La Transavanguardia è proposta con Enzo Cucchi oltre che con Paladino, l’astrazione è rappresentata da Atanasio Soldati e la Pop Arte italiana da Ugo Nespolo.
Pierangelo Tronconi, con due acqueforti e tre puntesecche, illustra una poesia di Raffaello Baldini, totalizzando assieme dieci gatti che saltano, giocano e fanno l’amore. Remo Pasetto, con quel segno forte che lo distingue, ha ritratto Garibaldi con il gatto, poi -in versione domestica o sornioni non poco- i gatti di Wanna Broggi, Felicita Frai, Giuseppe Guerreschi, Piero Leddi, Giuseppe Migneco, Fabrizio Merisi, Enzo Vicentini e Gioxe De Micheli. Ben otto sono i gatti realizzati, per l’amico Peppino Gatti, da Carlo Cattaneo (nato ad Alassio, sotto il segno dei pesci) e tre quelli di Giovanni Cappelli, il piccolo micio Chagall con mamma e papà.
Uniche presenze fotografiche, nel ricco panorama, Pepi Merisio e Franco Razzini e, quanto a lodigianità, spiccano Eleonora Ghilardi, con un bassorilievo in ceramica e Marcello Simonetta, milanese trasferitosi a Spino d’Adda che si fa vedere spesso a Lodi, con un’opera del 1963.
E per finire – ma gli artisti in mostra sono sessanta con più di centoventi opere – c’è Crosta, il gatto di Maria Jannelli e Renato Galbusera. Se lo contendono con una tecnica mista su tela Maria e un acquarello e china su carta Renato; è l’unico gatto, di quelli che ho elencato, che ho realmente conosciuto e il “ritratto” che gli hanno fatto è proprio ben riuscito… Bene, allora evviva gli a-mici gatti ed evviva anche Gatti …nel senso di Peppino”. (terralodigiana.it)


Categorie: Animali e Cultura