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Fumo negli occhi da Ente nazionale Circhi: domatore o educatore, lo sfuttamento e la prigionia restano

16/07/2013

Dopo la I° Giornata professionale del Circo, tenutasi a Roma, con la partecipazione del mondo circense italiano, l’associazione di categoria Ente Nazionale Circhi, oltre ad autocelebrarsi, ha cercato di ottenere consensi con un’operazione puramente di facciata che nulla cambia nei confronti degli animali detenuti nelle strutture.
“Goffo e illusorio tentativo di sviare i controlli sulle normative e di nobilitare la figura del domatore del circo, che cambia nome ma non sostanza a mansioni: un’operazione di ‘maquillage lessicale’ che non può illudere né ingannare il pubblico definendo ‘educazione’ l’addestramento coercitivo degli animali usati per gli spettacoli”, con queste parole la LAV critica il nuovo “Regolamento per l’educazione e l’esibizione degli animali nei circhi” realizzato in proprio dall’Ente Nazionale Circhi per acquietare qualche sprovveduto.
“Considerando che l’87% degli italiani nutre sentimenti positivi nei confronti degli animali, come conferma anche l’ultima indagine Eurispes, ci sembra davvero una missione impossibile convincere le famiglie italiane a considerare ‘educazione’ le piroette e la prigionia che elefanti, tigri o cavalli sono ancora costretti a fare e a subire sul palcoscenico dei circhi”, commenta Nadia Masutti, responsabile LAV settore Circhi, zoo e esotici.
Di fatto, il domatore diventa ora educatore, dopo esser stato già definito addestratore, ma le figure di riferimento rimangono inevitabilmente le stesse, con i loro modi di fare e le loro esperienze radicate al vecchio ruolo.
“Saranno anche persone splendide, così come il presidente dell’ENC Buccioni le ha recentemente definite nel corso di un’intervista, – prosegue Nadia Masutti – ma il loro “splendore” viene troppo spesso offuscato da ippopotami nella neve, elefanti a catena, cavalli con cavezze minime, e se non bastano gli animali “artisti” ecco sempre più vasti gli zoo, dove gli animali sono usati solo per mostra”.
“In teoria, l’istituzione di un “patentino” per tutti gli operatori che vengono a contatto con gli animali, oltre alle ispezioni da parte di “un gruppo di esperti”, dovrebbe rappresentare una garanzia affinché tale regolamento possa aprirsi delle porte istituzionali, – aggiunge la responsabile LAV – ma sarebbe interessante sapere come i numerosi lavoratori in nero, che si occupano degli animali, potranno mai ottenere l’agognato patentino”.
Il “mondo animalista”, come lo definisce il presidente Buccioni, non intende demonizzazione l’arte circense: è semplicemente consapevole che l’impresa circo può e deve continuare senza l’uso e l’abuso degli animali. Spiace invece constatare che tutta questa “impalcatura” (dal Regolamento alla richiesta di modifica  della Legge 337/68, al ricatto morale per la perdita di posti di lavoro) sia stata montata al solo scopo di confermare la presenza degli animali nei circhi. E questo senza tenere in minimo conto la maturata sensibilità degli italiani e delle Amministrazioni locali che li rappresentano.
Di fatto il circo, come tutte le imprese, deve fare utile e come tutte le aziende ha dei fattori di produzione, tra cui gli animali, che devono garantire il massimo guadagno con la minima spesa.
Ma gli animali sono esseri senzienti e non mezzi di produzione!
“Il presidente Buccioni insiste nel cristallizzare “pro domo sua” concetti assolutamente in divenire come cultura – che viene invece associata a tradizione o folclore – e funzione sociale. Ma la cultura è una cosa ben diversa dalla tradizione ed è immorale utilizzare ancor’oggi  gli animali come dei fantocci e dei buffoni”, conclude Nadia Masutti.
Per approfondimenti sui metodi di “addestramento” clicca qui (lav.it)


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