La lotta al finning ha segnato un gol, i 566 membri del Parlamento europeo, dopo estenuanti dibattiti, ieri hanno finalmente votato con larga maggioranza a favore del rapporto che appoggiava la proposta della Commissione europea di richiedere che gli squali vengano sbarcati con le pinne attaccate al corpo. Eliminando così le scappatoie normative nel divieto sul ‘finning’, la pratica che consiste nel tagliare le pinne degli squali e rigettarne il corpo in mare. Un atto dovuto per questi splendidi signori del mare.
“Il voto del Parlamento rappresenta una pietra miliare nello sforzo globale per porre fine alla pratica del finning sugli squali”, ha detto Sandrine Polti, consulente politica del Pew Environment Group e di Shark Alliance. “La nostra coalizione, ha lavorato per più di sei anni su questa fondamentale riforma nelle politiche europee sugli squali ed è entusiasta del voto di oggi e degli sviluppi positivi che ci aspettiamo ne derivino”.
Il Regolamento dell’Ue del 2003 che vietava il finning prevedeva una deroga in base al quale i pescatori, autorizzati attraverso permessi speciali, potevano asportare le pinne di squalo a bordo dei pescherecci e poi sbarcarle separatamente dalla carcasse. La conformità alla normativa avveniva attraverso un complicato sistema di corrispondenza tra il peso delle pinne e delle carcasse, lasciando di fatto un ampio margine alla possibilità di praticare il finning senza essere scoperti.
Nel 2006, il Parlamento europeo ha chiesto di rafforzare il divieto europeo sul finning e nel 2010 una Risoluzione ha invitato la Commissione a vietare la rimozione in mare delle pinne di squalo. Nel novembre del 2011 la proposta della Commissione è stata approvata dal Consiglio dei ministri della pesca e nella primavera del 2012, dalla Commissione per l’ambiente del Parlamento. I dibatti in Commissione Pesca sono stati lunghi e a volte confusi e serrati, con diversi europarlamentari che spingevano affinché si mantenessero le scappatoie presenti nel Regolamento Ue.
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