Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise dovrebbe rappresentare un’oasi di benessere e sicurezza ma una o più mani criminale vogliono trasformarlo in una trappola mortale.
“A seguito dei recenti rinvenimenti di carcasse di lupi, volpi, ed anche mustelidi nella vasta area marsicana che hanno fatto ancora lievitare il numero degli animali protetti morti per avvelenamento, dall’inizio dell’anno, tanto da dover parlare, ormai, di una vera e propria strage, sono state intensificate tutte le possibili azioni di controllo di tale fenomeno criminale”. Con questa comunicazione, la direzione del Parco ha denunciato l’accaduto provvedendo subito a rimuovere i bocconi avvelenati.
In questi giorni i nuclei cinofili antiveleno del corpo forestale dello Stato e del Parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga sono stati impegnati nella bonifica della vasta area interessata “infestata – come riferisce lo stesso corpo forestale – da una scellerata ‘semina’ di bocconi avvelenati”.
I cani antiveleno – un labrador, tre pastori belga malinois e un border collie – hanno rinvenuto “29 pericolosissime esche e, purtroppo, svariate carcasse di animali di piccola taglia, cui si devono aggiungere due lupi già ritrovati dal servizio di sorveglianza del Parco”.
I cani, sottoposti ad un lavoro stressante in ambienti accidentati e sotto un’incessante e fredda pioggia, insieme ai forestali conduttori e ad un operatore del Parco Gran Sasso e Monti della Laga hanno dato un contributo essenziale alla salvaguardia di tutta la fauna presente. “Il numero e la qualità delle esche disseminate da una mano criminale – precisa il corpo forestale – erano teoricamente in grado di provocare la morte di tutti gli orsi del Parco la cui popolazione è stimata cautelativamente in non più di 40/50 esemplari”.
Il danno per l’ambiente e per l’uomo sarebbe stato incalcolabile: il veleno, inserito in un’esca alimentare, colpisce senza distinzione di specie, età, taglia ed è in corso “una vera e propria lotta contro il tempo per rimuoverlo tutto, nella speranza di non trovare altri e più ‘eccellenti’ morti”.
Questo lavoro è stato ed è possibile solo grazie all’utilizzo dei cani antiveleno. “Siamo grati a Dingo, Jonai, Datcha, Karma e Maya i cani che sono stati addestrati allo scopo – spiegano i portavoce del comando abruzzese del corpo forestale – infatti è incredibile come riescano a trovare le esche e a segnalarne la presenza sedendocisi accanto, senza assaggiarle. Il Corpo Forestale dello Stato prosegue incessantemente il suo lavoro nel rastrellamento e bonifica del territorio e nelle attività d’indagine nel più stretto riserbo”.
Categorie: News dal Mondo
Allerta zecche. Prevenzione e attenzione per difendere noi e i nostri pet
Patentino per cani speciali, anche a Roma per proteggere umani e cani
Le belle adozioni. La storia di Leda: “pensavamo di salvare un cane, lei ha salvato noi”
Gatto scappa, ritrovato dopo 2 mesi su un albero vicino alla vecchia casa
Lieto fine per Ranch, cagnetta tripode dopo tanta attesa ha trovato la sua nuova famiglia
Pet&Dintorni è patrocinato dall’ENPA – Ente Nazionale Protezione Animali, che sostiene il progetto e l’attività di Pet&Dintorni per la validità dei suoi servizi di interesse ed utilità sociale.
www.enpa.it