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Esce oggi “L’isola dei cani”, un branco di spaventosi, indistruttibili cani alpha pronti a ribellarsi per amore di un ragazzino e il suo cucciolo (video)

01/05/2018

Cosa c’è di meglio in un giorno di pioggia che andare al cinema per una favola molto speciale: “L’isola dei cani”
Sono stati umiliati, infettati e poi relegati in un’isola piena di spazzatura, ma hanno sempre la loro dignità canina e la voglia di rivolta. È ‘L’isola dei cani’, film d’animazione stop-motion di Wes Anderson che dopo aver aperto la 68/a edizione del Festival di Berlino arriva oggi  in sala con la Fox.
“Il film – ha detto il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense – doveva essere una favola, ma a un certo punto ci siamo accorti che il mondo reale non era così lontano da quello che stavamo raccontando”.
Siamo nel 2037, nella città immaginaria di Megasaki e tutti i cani del Giappone vengono messi in quarantena su un’isola di rifiuti a seguito della “influenza canina”. Ma cinque cani sono pronti a ribellarsi, e lo faranno anche per amore quando decideranno di aiutare un intrepido ragazzino pilota, Atari Kobayashi, che si precipita sull’isola per ritrovare il suo amato cane Spots.  Dopo il brusco atterraggio, viene soccorso da un manipolo di meticci, disposti a tutto pur di sfuggire alla deprimente condizione in cui versano. Commossi dal coraggio e dalla devozione del ragazzino nei confronti dell’animale domestico smarrito, Capo, Rex, Boss, Duke e King, si impegnano a proteggerlo dagli uomini che gli danno la caccia e scortarlo nel pericoloso viaggio che deciderà il destino dell’intera Prefettura.
Ci sono i cani quindi, più umani degli umani, e ci sono gli umani che sono buoni o cattivi (positivi o negativi, giapponesi o americani), e ci sono i loro cambiamenti, sempre dettati dall’acquisizione di nuove consapevolezze di nuove informazioni. C’è il peso della storia, e ci sono le spinte al cambiamento, e la testarda determinazione di chi vuole portarlo avanti, questo cambiamento.
In questo nuovo film, Wes Anderson, uno che non ha mai avuto un’agenda politica o sociale e che preferisce invece parlare di questioni più intime e immediate è inutile stare a cercare troppe metafore o troppi significati simbolici. Anderson esce dal nucleo familiare in senso stretto, per parlare di amore e tolleranza in senso allargato, ponendo – letteralmente – una domanda chiave per i tempi che stiamo vivendo: chi siamo? E cosa vogliamo essere?
Allora forse il discorso di uomini e cani è anche un discorso di uomo e Natura, chi lo sa: fatto sta che la questione al centro del film riguarda tutta il cuore, gli affetti, e l’etica. L’etica perversa di chi agisce per schemi e macchinazioni, a detrimento di qualcuno, e quella nobile di chi invece vuole la chiarezza, l’onestà, la tolleranza e l’armoniosa convivenza tra tutti. Etica tanto vicina a quella animale.
È una favola, quella di L’isola dei cani, e come tale va trattata. Una favola che alla sua apparente semplicità associa sfumature complesse e profonde, e che Anderson si è divertito un mondo a raccontare, tanto da condirla abbondantemente con un umorismo che non è mai gratuito o ovvio, che gioca coi dettagli, le espressioni, il controtempo e le estrose bizzarrie cui il regista ci ha abituato da tempo.


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