E’ difficile per gli uomini superare pregiudizi e reciproche ostilità e imparare a convivere pacificamente con chi è “altro” da sé. Gli animali, anche selvatici, possono insegnarci qualcosa in proposito di convivenza pacifica o addirittura basata su relazioni affettuose.
Ne è un esempio la storia di Owen, un tenerissimo “piccolo” ippopotamo di un anno, rimasto orfano a seguito del terribile tzunami che nel 2004 ha devastato le coste del Kenya. Dopo essere stato tratto in salvo da volontari in stato di evidente shock, l’associazione ambientalista cui è stato affidato ha scelto una centenaria testuggine gigante, Mzee, per seguire scrupolosamente il processo di recupero dell’ippopotamo, estremamente impaurito, e la sceltà non è avvenuta a caso, anzi, si è pensato che la tartaruga per forma e colore avrebbe potuto ricordare ad Owen i soggetti della sua stessa specie. Il supporto della tartaruga è stato fondamentale per guidarlo, non ancora completamente svezzato, nel riconoscimento dei vegetali con cui alimentarsi e, dopo un graduale percorso di recupero, Owen è riuscito a reintegrarsi in un branco di altri ippopotami.
Emblematico è anche il caso dello zoo di Sriracha Toger di Pattaya, in Thailandia, uno dei parchi naturali più grandi al mondo dedicato alle tigri, che ospita oltre 400 esemplari di razza del Bengala. Qui è stato avviato un discutibile per alcuni, eccezionale per altri, processo di socializzazione tra animali, in cui le tigri vivono nella stessa gabbia dei maiali e le due mamme si sono scambiate i cuccioli per l’allattamento, quindi la tigre ha allattato i maialini e la scrofa i tigrotti. Ma come è nata questa iniziativa? Sai Mai, una tigre nata in cattività in Tailandia, è stata rifiutata dalla madre ed affidata alle amorevoli cure di una scrofa, inserita in una cucciolata di fratelli e sorelle maialini che le tenevano compagnia. A Sai Mai, forse vittima di una lieve crisi d’identità, sono stati poi affidati sei porcellini da nutrire ed accudire e questa idea è stata poi applicata ad altre cucciolate. Si potrebbero riportare tantissimi altri esempi di legami profondi tra animali caratterialmente opposti ma la verità è che c’è solo un’animale incapace di accettare ciò che ritiene “diverso”.
Gli esseri umani non riescono a fare a meno di uccidersi pur parlando la stessa lingua, non riescono a reprimere l’odio del bianco verso il bianco e l’odio del nero verso il nero, oltre a quello del bianco verso il nero, simbolo del razzismo per eccellenza.
Gli animali non odiano, pur cacciandosi e divorandosi a vicenda. La loro prerogativa non è l’odio, ma la sopravvivenza, preferendo l’indifferenza e uccidendo solo quando non hanno altra scelta.
Categorie: Curiosità
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