Tutto era cominciato nel 2009, quando i suoi 14 cani, tenuti in un cortile del quartiere Poggino, a Viterbo, avevano portato all’esasperazione i vicini abbaiando giorno e notte. Se alcune famiglie si erano rassegnate a vivere con le finestre sempre chiuse, un vicino, meno accomodante, lo aveva denunciato e la vicenda era arrivata davanti al tribunale di Viterbo. Il proprietario dei cani era accusato di disturbo alla quiete pubblica. Il denunciante in aula aveva dichiarato: “E una situazione invivibile. Io ho una società di progettazione che si affaccia sul cortile in cui sono i cani. Si lavora tutto il giorno con i loro latrati e guaiti. E so per certo che qualche residente della zona non dorme più”.
Un secondo testimone, un pensionato del Poggino, ha confermato. “Mia moglie si era addirittura trasferita a dormire da mia figlia, perché non riusciva più a chiudere occhio”.
Ma non tutti la pensavano allo stesso moto. Una terza teste, anche lei con un lavoro in prossimità del cortile dei cani, ha dichiarato di non aver mai fatto caso all’abbaiare dei cani.
La causa civile, intentata nel 2010 contro il padrone e terminata con il trasferimento dei cani altrove, sembrava aver risolto la questione e invece il procedimento prosegue, anche senza più i cani a disturbare. “Trovate un accordo”, aveva suggerito alle parti il giudice.
Ma il denunciante non ha seguito il consiglio del giudice. “Non finisce qui – spiega il suo avvocato -. Ora andremo avanti con la causa civile. Il mio cliente, proprietario dell’ufficio che aveva denunciato l’imputato, chiederà altri 20mila euro, una cifra ben più alta, per essere risarcito dei danni biologici e morali derivati dal continuo abbaiare dei cani, che gli rendeva impossibile lavorare in un clima tranquillo”.
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