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Cinque lupi uccisi in poche ore, ipotesi bracconaggio. Enpa: ecco le conseguenze dell’allarmismo e della deregulation venatoria. Necessario rafforzare le sanzioni

14/04/2023

Secondo quanto riferito da fonti di stampa cinque esemplari di lupo sono stati uccisi nel giro di poche ore. Uno è morto dopo l’impatto con un’automobile, nel Bellunese (da febbraio è il terzo ad essere investito in quella zona), mentre gli altri quattro sono deceduti nell’Alessandrino. Sui corpi di questi animali le autorità stanno conducendo tutte le analisi di rito, ma è forte il sospetto che possano essere stati avvelenati. «Altro che un presunto “allarme-lupo”, il nostro Paese –Sulle tracce di Ulisse”: storie di lupi sui sentieri romagnoli dichiara l’Ente Nazionale Protezione Animali – ci troviamo ad affrontare una reale e diffusa emergenza-bracconaggio».
Questa emergenza – spiega l’associazione – è la conseguenza diretta del clima tossica creato da alcuni personaggi politici ed esponenti istituzionali, e da alcune associazioni di categoria, ma è anche il frutto di un sistema sanzionatorio debolissimo, e di una deregulation normativa (quella avviata con la Legge di Bilancio dello scorso dicembre) che, come raccontano i media, ha evidentemente dato la stura a una sorte di delirio di onnipotenza venatoria. Lo stesso Ministero dell’Ambiente, che non sta certo brillando per le sue politiche a tutela della biodiversità, stima in 300 il numero di esemplari che vengono uccisi ogni anno dai bracconieri. Ciò significa che ogni anno per mano dell’uomo scompare circa il 10% circa della popolazione totale di lupi: procedendo a questo ritmo, senza un adeguato ricambio demografico che alcuni vorrebbero impedire, la specie potrebbe presto declinare in modo preoccupante.
«Non c’è alcun bisogno di indebolire lo status protezionistico di cui godono i nostri lupi, se non per compiacere bacini elettorali. C’è, e i dati lo dimostrano con drammatica evidenza, una forte necessità di riformare il regime sanzionatorio previsto dall’articolo 727 bis del Codice penale. Oggi – prosegue l’Ente Nazionale Protezione Animali – il reato viene punito con misure irrisorie: l’arresto da uno a sei mesi, o l’ammenda fino a 4mila euro. E’ evidente come per gli aspiranti bracconieri la funzione deterrente di tali sanzioni sia pressoché nulla».


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