Le acque della baia di Taiji, in Giappone, sono tornate a tingersi di sangue: quello dei poveri delfini, che vengono massacrati per essere mangiati o catturati per poi essere rinchiusi nei parchi acquatici di tutto il mondo. La mattanza è appena iniziata e durerà ben sei mesi e si potranno cacciare 1800 delfini! In un mondo dove flora e fauna sono sempre più sofferenti per mano dell’uomo, vogliamo davvero che questa pratica continui nel 2022? Marevivo dice basta, esortando tutti a farsi sentire!
Chiudiamo Taiji, la baia della morte #StopMassacroDelfini. 139.187 hanno firmato la petizione di Marevivo. Arriviamo a 150.000 firme!
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Massacrati a centinaia per farne cibo, catturati e venduti per dre spettacolo. Questa la sorte orribile che ogni anno viene riservata a delfini e altri cetacei nella Baia di Taiji.
Non si arresta la terrificante mattanza di migliaia di delfini e altri cetacei nella baia della morte, a Taiji, piccola città del Sud del Giappone. Il massacro ha la durata di sei mesi da settembre a marzo.
I delfini sono spinti nel fondo della baia dal rumore provocato da centinaia di battelli finendo in trappola. Poi comincia la triste e cruenta “tradizione” come la chiamano i Giapponesi mentre le acque dell’insenatura diventano sempre più rosse e queste meravigliose creature vengono sterminate per essere mangiate ed anche catturate per andare ad arricchire il business dei delfinari all’interno dei quali resteranno prigioniere a vita.
Dal 2003, per tenere lontane le telecamere, la baia viene difesa come fosse un luogo militare con tunnel, guardie armate e recinzioni di filo spinato.
Ma la barriera di silenzio e di omertà si è rotta e anche in Giappone aumentano le persone contrarie alla mattanza.
Già qualche anno fa, il film dal titolo “The Cove”- che ha fatto conoscere al mondo quello che stava succedendo a Taiji – ha messo in evidenza anche il rischio per l’uomo. Il documentario denuncia infatti che il mercurio presente nella carne dei delfini catturati nella baia arriva a livelli 20 volte superiori a quelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità. Gli integralisti della tradizione hanno reagito con rabbia; ma una parte consistente dell’opinione pubblica giapponese richiede sempre con maggiore forza che la tutela e il rispetto della natura e di tutte le sue forme di vita diventino valori condivisi in grado di generare uno sviluppo armonioso dell’intera comunità.
Molti ricordano in Giappone quanto accadde a Minamata, la baia in cui centinaia di pescatori morirono intossicati dai pesci saturi del mercurio scaricato in mare da una fabbrica.
Sono tradizioni insostenibili che, ormai, possono e devono essere abbandonate per sempre. Nello spirito della Convenzione di Washington del 1946 sulla salvaguardia dei cetacei e dei mammiferi marini e forti dei principi di sostenibilità ambientale e di rispetto delle risorse marine viventi protette
Insieme a Marevivo chiediamo alle Autorità Giapponesi di CHIUDERE TAIJI PER FERMARE IL MASSACRO DEI DELFINI.
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