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Canned Hunting, la “caccia in scatola” ai grossi animali selvatici, attrattiva per ricchi turisti in Sudafrica

05/06/2013

Cacciatori deficienti e imbranati più adatti a sparare ai pupazzetti del luna park ora possono provare a cimentarsi alla “caccia al leone in scatola”
La “caccia in scatola” è una pratica odiosa, migliaia di leoni vengono fatti nascere e allevati in cattività  al solo scopo di farli diventare bersagli di caccia, in un’area recintata da cui non possono scappare per soddisfare i ricchi cacciatori stranieri, che acquistano il diritto a dar loro la caccia e a portarsi a casa un trofeo dietro un lauto pagamento. Questo “sport” demenziale, ma legale, è l’ultimo business in atto in Sudafrica.
Nel Paese africano sarebbero oltre 160 i ranch che allevano grandi felini, mentre il numero dei leoni in cattività, cinquemila, supera abbondantemente i duemila esemplari selvatici.
Ci sono vari testimoni oculari che raccontano di situazioni agghiaccianti come leoni drogati e presi a fucilate in piccole gabbie o rinoceronti uccisi con ripetuti colpi di pistola sparati nell’arco di un’intera giornata. Vengono usate anche armi come arco e frecce, arpioni, coltelli, mute di cani da caccia, che uccidono i grossi animali selvatici in modo lento e doloroso.
Questa pratica vergogna è stata denunciata nel passato da vari giornalisti inglesi e americani, tuttavia ogni volta le denunce sono state messe a tacere e la pratica si sta espandendo nel resto dell’Africa, in Asia e anche negli USA e in Canada. Secondo gli animalisti, gli allevatori venderebbero i leoni a cacciatori europei e nordamericani in cerca di un trofeo da conquistare, oltre che ad asiatici per la medicina tradizionale. Il prezzo della ”caccia in scatola” andrebbe dai cinquemila ai trentamila euro, una cifra che molti cacciatori sembrerebbero disposti a pagare. Se dal 2001 al 2006 i leoni-trofeo esportati dal Sudafrica sono stati 1.830, dal 2006 al 2011 il numero è arrivato a 4.062 esemplari. Sempre stando alla rivelazione del quotidiano britannico, gli allevatori sarebbero soliti togliere i cuccioli alla madre ben prima dei sei mesi necessari al loro svezzamento, in modo che la leonessa torni fertile in un tempo minore. In questo modo una femmina riesce ad avere cinque cucciolate ogni due anni, con evidenti ricadute per gli affari degli allevatori.


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