La Protezione Animali negli anni e nei mesi passati ha più volte denunciato la mancanza di un pronto soccorso veterinario all’Isola d’Elba e paventato il rischio che ciò potesse avere conseguenze tragiche. Purtroppo, nei giorni scorsi, l’allarme è diventato realtà.
A pagare le conseguenze di questa situazione, indegna per un Paese civile, è stato un povero bassotto di nove anni che ha avuto la sventura di accusare una crisi cardiaca in orario non lavorativo. L’animale è deceduto dopo un’agonia di tre ore e dopo avere atteso invano che i veterinari contattati dai suoi proprietari lo visitassero a domicilio, senza limitarsi ad un frettoloso e superficiale consulto telefonico.
Dal canto loro i proprietari del bassotto, che non intendono rassegnare ad una perdita maturata in condizioni tanto surreali, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Livorno, ai Carabinieri, all’Ordine dei Veterinari e al Sindaco di Portoferraio, affinché in questa vicenda siano acclarate eventuali responsabilità.
«Sono anni che chiediamo la creazione di un posto di pronto soccorso veterinario con reperibilità extra-lavorativa, ma ogni volta ci troviamo a sbattere contro un muro di gomma», dichiara la Protezione Animali elbana che prosegue: «E’ inaccettabile che la sopravvivenza di altri esseri senzienti sia messa a repentaglio da quella che noi consideriamo una vera e propria inadempienza. Probabilmente i sindaci dei Comuni elbani, animati da ben poca sensibilità per gli animali, non si rendono conto neanche delle gravissime ricadute negative che il loro disinteresse può avere per il turismo, risorsa economica importantissima per la vita dell’isola».
«Alle numerose persone che vogliono trascorrere le vacanze sull’isola e che ci chiedono informazioni sui servizi per i loro “amici a quattrozampe”, cosa dovremmo rispondere? Venite e votatevi a qualche Santo affinché il vostro cane o il vostro gatto non si ammali? Pur di non mettere a repentaglio una vita – conclude la Sezione Enpa dell’Isola d’Elba – ci vediamo costretti a dire loro l’amara verità: purtroppo, qui da noi gli animali non hanno alcun diritto di cittadinanza».
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