Caccia alla volpe nel Padovano: i numeri del massacro

Ogni anno, rende noto la locale Sezione di Enpa, nella sola provincia di Padova, centinaia e centinaia di volpi vengono uccise dai cacciatori. Il Calendario per l’esercizio venatorio della Regione Veneto – stagione 2015/2016 prevede che la volpe (Vulpes vulpes) sia specie cacciabile dal 20 settembre 2015 al 31 gennaio 2016: l’intera durata della stagione venatoria (ad esclusione del posticipo venatorio ovviamente, nelle giornate 1, 3, 4, 6, 7, 8 e 10 febbraio 2016: un modo subdolo per dilatare sempre di più l’arco temporale di caccia).

E’ una persecuzione senza tregua: le volpi continuano ad essere sterminate, con qualsiasi pretesto durante tutto l’anno, anche all’interno delle ZRC (zona di ripopolamento e cattura), e nel raggio di 500 metri tutt’attorno, anche da marzo a giugno, con i cuccioli presenti nelle tane, e poi di nuovo da agosto a fine febbraio, anche di notte, con la ricerca con faro mentre si imbraccia una carabina o un fucile ad anima liscia o rigata.

Nelle sole ZRC del Padovano, nel triennio 2010 – 2012 sono state ammazzate 758 volpi (225 nel 2010, 229 nel 2011, 304 nel 2012). Con buona pace del fatto che le zone di ripopolamento e cattura sono così chiamate perché in questi posti la caccia è (sarebbe) vietata. Poi c’è la campagna veneta, o quel che ne resta, dove ogni anno si riversano 42.000 cacciatori veneti, che rappresentano lo 0,85 % della popolazione.

Una strage, questa, che, a Padova come in tutti gli altri territori dove viene perpetrata, non ha altra motivazione se non quella di eliminare possibili competitor dei cacciatori (le volpi, appunto) che si nutrono della fauna pronto caccia acquistata e reimmessa a fini venatori ovvero Lepri e fagiani semi-domestici, facili prede destinate ad alimentare il barbaro “divertimento” sanguinario delle doppiette. (enpa.it)