Ennesimo criminale atto di bracconaggio ai danni di un povero gatto stretto all’addome da un laccio metallico che ha rischiato di tagliarlo letteralmente in due. Martedì scorso i volontari dell’Enpa di Treviso sono stati contattati da una signora di Sant’Alberto di Zero Branco, la quale sosteneva che la figlia aveva notato nel campo di fronte casa un gatto bianco e rosso con una rete o simile avvolta intorno al corpo.
“Una nostra volontaria – racconta l’Enpa di Treviso – si è recata immediatamente sul posto per capire se si riusciva a liberare il gatto che si è rivelato essere selvatico e non si faceva avvicinare e con un fil di ferro stretto attorno al bacino. A quel punto interviene un’altra volontaria con una gabbia trappola e assieme riescono a recuperarlo. Viste le condizioni disperate, è stato immediatamente portato alla clinica veterinaria San Martino a Crocetta del Montello dove, da una visita sommaria, il veterinario ha constatato che il gatto era rimasto vittima di un cappio utilizzato dai bracconieri per catturare lepri, volpi ecc. Viste le profonde lacerazioni subite, la fortuna ha voluto che il laccio si sia staccato altrimenti il povero micio sarebbe morto di stenti sul posto.
L’animale – “battezzato” Salvo – è stato sottoposto alle terapie del caso ed è ora ricoverato presso la Clinica con la speranza che la fortuna lo aiuti ulteriormente e possa cavarsela.
“Il ritrovamento fortuito del micio – conclude l’Enpa di Treviso – conferma purtroppo come il bracconaggio sia ancora un fenomeno ben radicato in provincia e contro il quale non si fa ancora abbastanza per debellarlo.
Del fatto è stata fatta denuncia alla Magistrature e data notizia al Sindaco e ai Carabinieri Forestali per le indagini del caso. Oltre alle sanzioni previste dalla Legge 157/92 (caccia) il colpevole rischia la reclusione da 3 a 18 mesi o la multa da 5.000 a 30.000 euro e, qualora ne derivasse la morte dell’animale, la pena è ulteriormente aumentata della metà”. (enpa)
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