Il presidente colombiano Gustavo Petro ha varato una legge che vieta la corrida, ponendo fine a una pratica che era stata costituzionalmente riconosciuta come parte della cultura del Paese.
Di fronte alla folla riunita nell’arena della capitale Bogotà, ribattezzata Piazza Culturale Santamaria, Petro lunedì ha celebrato la fine del “diritto di uccidere” gli animali per divertimento.
“La cultura, e ancor meno la giustizia (il sistema), non possono dire che sia cultura uccidere esseri senzienti, creature viventi, per piacere”, ha affermato Petro, in riferimento a una sentenza della Corte Costituzionale del 2018 che consente le corride in luoghi con tale tradizione.
“Se ci divertiamo uccidendo un animale, ci divertiremo uccidendo esseri umani”, ha detto Petro, rivolgendosi alla folla che includeva attivisti per i diritti degli animali. Gli spettatori hanno cantato “No more ‘ole’!”, uno slogan utilizzato durante il processo legislativo dai sostenitori della legge approvata dal Congresso a fine maggio.
Luana Delgado, influencer e attivista anti-corrida, ha sottolineato l’importanza del divieto in vigore nell’arena di Bogotà. “Un posto dove hai visto il sangue, dove hai visto la morte, ora vedrai la cultura”, ha detto.
Jesus Merchan, un attivista per i diritti degli animali, ha detto tra gli applausi: “Oggi mettiamo fine a una lunga storia di sofferenza”.
La nuova legge entrerà in vigore a partire dal 2027, dando tempo per convertire le arene e fornire posti di lavoro alternativi a coloro che dipendono direttamente o indirettamente dalla corrida.
La Colombia si unisce ad altri paesi dell’America Latina che hanno vietato la corrida, tra cui Argentina, Brasile, Cile, Guatemala e Uruguay. Le corride si svolgono ancora in Ecuador, Messico, Perù e Venezuela, così come nelle nazioni europee Francia, Spagna e Portogallo.
Categorie: Animali e Cultura, Mondo animale
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