L’aura del gatto nella cultura islamica è cosa nota, forse legata all’amore del profeta Maometto per la sua gatta Muezza. Il gatto è tenuto in altissima considerazione tanto che sono proprioi gatti gli unici animali liberi di stare nelle moschee. La legge islamica, così come accadeva nell’antico Egitto, prevede inoltre pene severissime nei confronti di chi commette gesti di violenza o maltrattamenti sui gatti. Meno nota è la collocazione dei felini domestici tra i buddisti.Per i fedeli di questa religione i gatti incarnano i valori della spiritualità e riescono a trasmettere una sensazione di armonia e calma: questo quanto ci dice una affascinante leggenda buddhista sui gatti. Da secoli – come riportato da amoreaquattrozampe.it – in Thailandia viene tramandata una leggenda che riguarda i felini domestici.Le radici del mito affondano nel buddhismo theravada, da cui ha avuto origine il libro ”Tamra Maew”, ovvero “Libro delle poesie e dei gatti”, custodito nella Biblioteca Nazionale di Bangkok.
All’interno di uno dei papiri del volume, è contenuta una storia che parla di morte, spiritualità e reincarnazione.
Infatti, secondo la religione buddhista, la reincarnazione è un processo che permette all’anima di trasmigrare verso un altro corpo, dopo la morte.
Essa è basata sui concetti karmici: il modo in cui ci comportiamo influisce sulle nostre vite future, migliorando o peggiorando la propria condizione a seconda della nostra condotta.
Secondo alcune usanze tipiche di questa religione, quando una persona moriva, accanto alla salma veniva posto un gatto all’interno della cripta. Nella struttura era presente una fessura, per permettere all’animale di uscire. Se il micio andava via, si era certi che l’anima del defunto si fosse reincarnata nel corpo del gatto, compiendo un ulteriore passo verso l’ascensione, ovvero il raggiungimento del Nirvana.
Categorie: Animali e Cultura
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