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Anti-Whailing Day. il 5 novembre a Roma sit-in per fermare la caccia alle balene

04/11/2011

Chiudere definitivamente con il massacro dei cetacei. E’ quanto chiederanno l’Enpa e altre associazioni animaliste al governo nipponico, in occasione della giornata mondiale di protesta contro la caccia alle balene, in programma il 5 novembre, giorno in cui le baleniere giapponesi inizieranno il massacro. Per l’occasione, gli attivisti della Protezione Animali presidieranno, a partire dalle 10, l’ambasciata del Giappone in via Quintino Sella 60 a Roma. «Ogni anno le navi giapponesi sconfinano nelle aree protette, i santuari dell’Oceano Antartico, dove uccidono migliaia di animali appartenenti a specie particolarmente protette – spiega Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Enpa -. Secondo alcune stime, arrotondate per difetto, si ritiene che dal 1986 ad oggi sono circa 20mila i cetacei uccisi dai nipponici.» Ufficialmente, la caccia alle balene è vietata. Il Giappone, tuttavia, aggira il divieto con il pretesto della “ricerca scientifica”; una scusa, questa, tanto banale quanto ridicola, dietro la quale si nasconde un vero e proprio raggiro. A svelarlo sono stati ricercatori e associazioni animaliste: mentre i primi hanno smontato “l’alibi scientifico”, le seconde hanno svelato all’opinione pubblica mondiale come la “ricerca scientifica” sia in realtà un semplice pretesto per mascherare il commercio della carne di balena. A loro ha fatto eco il governo australiano che nei mesi scorsi ha denunciato il Giappone al Tribunale Internazionale dell’Aja. Secondo l’Australia infatti le balene, oltre a essere specie particolarmente protette, non sono proprietà di alcuno stato. Da qui la richiesta australiana di aprire la procedura per il via libera a sanzioni contro il governo di Tokyo. Sanzioni che dovrebbero avere un effetto non soltanto punitivo ma, soprattutto, deterrente per dissuadere le baleniere nipponiche dal compiere ulteriori massacri. 


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