Cani, gatti, furetti: perché continuare a spendere per 20 database regionali invece di uno solo? “A ventisette anni dalla Legge 281 che ha frammentato la demografia canina in tante anagrafi quante sono le Regioni, Ë tempo di pensare ad una sola anagrafe nazionale. Ma per questo serve l’intervento del Parlamento”. Lo sostiene l’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari).
“Utilizzando l’Anagrafe nazionale degli animali d’affezione del ministero della Salute, la Regione Sardegna concorre all’obiettivo della tracciabilità totale in tempo reale. La Regione infatti – dichiara il presidente Anmvi, Marco Melosi – ha fatto propri tutti i vantaggi derivanti dall’utilizzo di una banca dati centralizzata. Così la Sardegna – aggiunge – ha dato un esempio di cooperazione, efficienza e di razionalizzazione della spesa pubblica”.
L’Anagrafe nazionale del ministero della Salute si basa su funzionalità al passo con l’innovazione tecnologica e con un livello di evoluzione digitale sconosciuto all’epoca della Legge 281. Inoltre “supera gli anacronismi e le incompatibilità telematiche delle attuali anagrafi regionali, realizzate con criteri e tecnologie molto diverse fra di loro, non comunicanti, e disomogenee nella tipologia dei dati raccolti”. Un unico centro di spesa nazionale permette, secondo i veterinari, di abbattere i costi di realizzazione, di gestione e di manutenzione informatica oggi moltiplicati in tanti data base quante sono le amministrazioni regionali.
“Appoggiarsi all’anagrafe nazionale – aggiunge Melosi – annulla gli oneri (e i ritardi) di trasferimento dei dati anagrafici dal nodo regionale a quello nazionale: i dati regionali si rendono disponibili su scala nazionale in tempo reale”. Uno snellimento delle operazioni gestionali che si traduce in risparmi di spesa, mentre la disponibilità di dati aggiornati su scala nazionale permette una programmazione finanziaria coordinata e razionale nella lotta al randagismo.
Non solo. “Una tracciabilità confinata al territorio regionale da un lato inficia il rintraccio degli animali di proprietà su scala nazionale, dall’altro impedisce anche un controllo puntuale (sanitario, economico e demografico) dei movimenti intra-regionali di animali senza proprietario trasferiti in altre regioni per adozioni o per nuove allocazioni nei rifugi”. L’Anagrafe nazionale degli animali d’affezione risponde inoltre alla sensibilità e all’esigenza di una identificazione tracciabile estesa alle maggiori specie di animali da compagnia, il gatto e il furetto in particolare e in prospettiva anche altri pet. Ma “serve una legge del Parlamento – spiega Melosi – una norma di rango primario che superi l’obsoleta e fallimentare Legge 281. Questo Parlamento si ponga la questione come una priorità”. (Adnkronos/Salute)
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