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Anche i pesci amano giocare, parte integrante della vita di ogni specie, anche quella umana

21/10/2014

Quando si pensa al gioco negli animali, è facile pensare a mammiferi a noi noti come i nostri animali domestici, cane e gatto, oppure a mammiferi come le lontre o anche i delfini. Ora un gruppo di ricerca dell’Università del Tennessee-Knoxville ha svelato che anche i pesci possono giocare, se si intende il gioco come un’attività senza uno scopo specifico, fatta in modo ripetitivo e soprattutto durante un’età specifica dell’animale.
Secondo Gordon Burghardt, professore di Biologia Evolutiva nel dipartimento di psicologia ed ecologia, l’idea di “giocare” può essere applicata anche alle specie a cui non era stata precedentemente attribuita la capacità di (o la funzione) del gioco. Addirittura nel novero il ricercatore elenca vespe, rettili e invertebrati.
“Il gioco è un comportamento ripetuto che è non e completamente funzionale al contesto o all’età in cui viene eseguito e viene avviata volontariamente quando l’animale o la persona si trova in un ambiente rilassante o a basso-stress”, ha spiegato Burghardt in un comunicato.
Delle centinaia di specie di pesci ciclidi, una specie in particolare sembra amare il gioco, secondo i ricercatori.
Il team di ricerca ha studiato e filmato tre pesci di sesso maschile individualmente nel corso di due anni. Durante questo periodo, i tre ciclidi hanno trovato un termometro sul fondo di una vasca, e trovavano apparentemente divertente colpirlo ripetutamente senza alcuno scopo, parrebbe solo per divertimento. La presenza o l’assenza di cibo o altri pesci nell’acquario o in un acquario adiacente non sembrano aver sortito alcun effetto sul loro comportamento.
“La risposta del termometro, che si raddrizzava rapidamente a causa di un galleggiante, sembrava il fattore di stimolo primario che ha mantenuto il comportamento”, ha detto Burghardt. “Abbiamo osservato anche un polpo che faceva la stessa cosa con alcune palle, tirandole sott’acqua per vederle poi sbalzare fuori nuovamente dall’acqua. Questa caratteristica reattiva è comune nei giocattoli usati dai bambini e in quelli degli animali da compagnia.”
Sembra quindi che il gioco sia una funzione o abilità cognitiva presente in qualsiasi animale, “il gioco è una parte integrante della vita”, secondo Burghardt. Oltre a emozioni, motivazioni, percezioni e intelletto, sembra che anche questo “comportamento insensato” sia parte della storia evolutiva di una specie. In realtà il gioco nei mammiferi sembra avere diverse funzioni, ed è molto utile per sviluppare abilità che saranno poi basilari nella vita.
Burghardt ritiene che, caratterizzando in modo più accurato il gioco e osservando che è presente in tutto il regno animale, gli esseri umani potranno anche essere in grado di capire meglio se stessi.
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Ethology. (gaianews.it)


Categorie: Curiosità