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Al via a Rimini processo per maltrattamenti al delfinario

28/01/2016

Al via oggi davanti al Tribunale di Rimini il processo al Delfinario di Rimini che vede imputati per maltrattamenti il legale rappresentante della società di gestione della struttura e la veterinaria responsabile della custodia e della somministrazione dei farmaci ai delfini.
“Si entra finalmente nel vivo dell’analisi delle vicende avvenute nel Delfinario di Rimini – afferma la Lav che si è costituita parte offesa nel processo – i cui protagonisti sono mamma Alfa e i 
suoi piccoli Luna, Sole e Lapo, i quattro delfini detenuti e utilizzati per gli spettacoli. Abbiamo piena fiducia – sottolinea l’organizzazione animalista – che la magistratura farà piena luce sugli accadimenti e che questo processo contribuirà a svelare al pubblico che cosa succede quando si spengono le luci del palcoscenico su questi magnifici mammiferi marini, costretti per fini puramente commerciali, ad esibizioni snaturanti”. 
La vicenda giudiziaria è iniziata a settembre del 2013 con il sequestro preventivo degli animali e il loro trasferimento, disposto della Procura della Repubblica di Rimini (in seguito a un sopralluogo degli agenti del servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato, scaturito da numerose segnalazioni della Lav e di altre associazioni) e confermato dalla Cassazione nel 2014, fino ad arrivare alla citazione in giudizio dei due imputati perché “sottoponevano i 4 delfini della specie Tursiops truncatus ospitati nel delfinario, a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche e quindi incompatibili per la loro natura, anche sottoponendoli a trattamenti idonei a procurare un danno alla salute degli stessi con conseguenti gravi sofferenze”.
“Questo procedimento – sottolinea ancora la Lav – rappresenta il primo vero processo all’industria della cattività dei delfinari che dietro la maschera di strutture zoologiche e scientifiche, sono in realtà solo dei parchi giochi per l’esposizione e l’esibizione degli animali in spettacoli che non hanno nulla a che fare con l’etologia”. (adnkronos)


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