Le prime richieste di deroga per l’abbattimento di almeno due lupi nella Lessinia veronese sono state presentate in Regione Veneto. Non sono mancate le reazioni degli animalisti e quanti rispettano gli splendidi animali che sono i lupi.
A condivividere l’ingiustificato ricorso agli abbattimeni anche il comunicato stampa dell’associazione Io non ho paura del lupo, che sottolinea: “In merito alle recenti dichiarazioni e richieste di abbattimento del lupo in Lessinia, presentate dal consigliere regionale Stefano Valdegamberi e riportate dalla stampa, riteniamo doveroso precisare alcuni punti fondamentali”. – proseguendo – “Dai nostri sopralluoghi, a Malga Rambalda non ci risulta siano mai stati installati veri e propri recinti anti-lupo con tutte le caratteristiche tecniche del caso. Le misure di prevenzione più efficaci, recinzioni elettrificate e cani da guardiania, non sono mai state adottate in maniera strutturale presso l’alpeggio citato e più in generale nella maggioranza delle malghe della Lessinia. Parlare di “recinzioni” e di richieste di deroga senza aver applicato i mezzi di prevenzione è quindi fuorviante“.
Ivana Sandri, presidente dell’Enpa di Rovereto, commenta in una nota stampa la notizia dell’avvistamento dei cuccioli del lupo ucciso in Lessinia. “Lo ribadiamo: gruppo familiare. Perché l’uccisione di un lupo a caso, solo per motivi propagandistici o per cercare consenso, è sempre inaccettabile. Ancor di più se viene fatta alla cieca”.
Attualmente la famiglia è composta da tre adulti e quattro cuccioli di circa quattro mesi. Sebbene la loro sopravvivenza sia teoricamente possibile, la mancanza di un adulto di riferimento potrebbe avere conseguenze molto
gravi sul futuro dei piccoli e sull’equilibrio dell’intero branco. Non solo: la disgregazione della famiglia potrebbe spingere i lupi superstiti a rivolgersi agli animali da allevamento, resi dall’uomo incapaci di difendersi attraverso il processo di domesticazione. “Chi ha autorizzato l’uccisione del lupo con motivazioni pretestuose – aggiunge Sandri – a fronte di sistemi di protezione e prevenzione praticamente assenti o inefficaci, si assume responsabilità pesantissime”. L’esperienza internazionale conferma l’inutilità degli abbattimenti: in nessun Paese le predazioni sono diminuite grazie alle uccisioni, anzi in alcuni casi la situazione è peggiorata. “Lo diciamo da sempre – ribadisce Sandri –: la convivenza è possibile, ma non passa dalle armi. Passa invece dall’intelligenza di privilegiare misure di prevenzione, che esistono e funzionano, se adottate correttamente”.
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