In occasione della Pasqua è sempre più diffusa la sensibilità della società nei confronti di una ingiustificata strage di agnelli denunciata con sempre maggiore forza dalle associazioni per i diritti degli animali.
«Ci rivolgiamo alle coscienze perché questo barbaro e crudele tributo di sangue cessi una volta per tutte. E ringraziamo tutti gli uomini di buona volontà che, con il loro no, contribuiranno a salvare la vita di centinaia di migliaia di cuccioli innocenti.» Così l’Enpa alla vigilia delle festività pasquali, in occasione delle quali saranno uccisi, in nome di una assurda e anacronistica tradizione, oltre 700mila tra agnelli, capretti e caprettoni, strappati anzitempo alle loro madri e macellati per imbandire le tavole della festa. Paradossalmente, per i cuccioli di pecora meglio sarebbe stato non nascere affatto e non conoscere la tragedia della separazione dalle madri e della morte.
In particolare, l’Enpa si appella a Papa Francesco affinché anche in tale circostanza si faccia portatore di un messaggio d’amore, invocando un atto di clemenza per questi poveri animali e sottraendoli così alla loro condanna. Papa Giovanni Paolo II, mostrando la grandezza e l’attualità del suo pensiero dichiarò: «Non solo l’uomo ma anche gli animali hanno un soffio divino.» Un’affermazione a conferma di quel suo essere un Papa che ci ha uniti per traghettarci in un mondo creato non solo per l’uomo ma dove anche gli animali sono compresi nell’amore di Dio. Anche il suo predecessore, il Papa Emerito Benedetto XVI, profondo teologo di grande sensibilità verso gli animali, non ha mancato di ricordare: ““Gesù non mangiò agnello all’ultima cena…il sacrificio dell’agnello è un “gesto nostalgico, privo di efficacia”.
«La festa della Pasqua dovrebbe rappresentare un momento di gioia per la vita condivisa da tutti gli abitanti del Creato – prosegue l’Enpa – e non un motivo per uccidere altri esseri viventi. Per di più in nome di una “tradizione” propria del Vecchio Testamento che poco ha a che vedere con il Cristianesimo.»
Al di là delle proprie convinzioni etiche, macellare tanti animali in un momento in cui l’offerta rischia di superare la richiesta è crudele e antieconomico. Complice anche la crisi, il calo dei consumi di carne ovina è stato del 36% rispetto al 2012. Una percentuale che sale fino a superare il 60% se si confrontano i dati con quelli del 2011.
Categorie: Animali e Cultura
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