Impegnare il governo italiano a potenziare “l’ufficio veterinario della Commissione europea”, a “estendere a livello comunitario il divieto di allevamento di animali per la principale finalità di ottenere pellicce” e a prevenire il randagismo. O anche a farsi carico di adottare “provvedimenti seri contro il traffico illegale di cuccioli d’importazione dai Paesi dell’Est Europa”, di revisionare il regolamento europeo n.1 del 2005 in tema di protezione degli animali durante il trasporto e di promuovere “l’uso di metodi validati alternativi ai metodi che utilizzano gli animali per le
sperimentazioni”. Sono queste alcune delle richieste ‘condivise’ contenute all’interno delle quattro le mozioni presentate a Montecitorio, in tema di tutela dei diritti degli animali e nell’ambito del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Ue, iscritte all’odg nella seduta di giovedì 4 settembre.
Dubbi spontanei sulla nostra credibilità sorgono spontanei dopo che l’Europa ha aperto “l’ennesima” procedura d’infrazione a carico dell’Italia, invitando più volte il governo a cancellare “l’orribile tradizione dei richiami vivi” e delle aperture anticipate della caccia in deroga. Una situazione inaccettabile e vergognosa in cui i tanti ricorsi delle associazioni vinti ai Tar, le regole europee e la legge nazionale sono volutamente ignorati. Così come viene ignorata la volontà della stragrande maggioranza degli italiani che non solo ha a cuore la tutela della biodiversità e del bene comune, ma teme anche per la propria incolumità, messa in serio pericolo dalla ripresa della guerra contro la natura in boschi e campagne.
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