Educare il proprio cane alla calma è il modo migliore per farlo stare bene e per ridurre alcune tra le criticità gestionali più comuni, per esempio l’ipersensibilità e il comportamento troppo esuberante. Molte persone senza rendersene conto eccitano il cane perché si relazionano con lui sempre e solo attraverso il movimento, la sfida, lo scherzo, il gioco corporeo, la voce alta e concitata oppure perché premiano il cane tutte le volte che questi va in eccitazione. Si pensa che tale stato di sovreccitazione del cane sia una sua condizione di felicità da incentivare o una richiesta di attenzione da esaudire o, uno stato di inquietudine a cui rispondere per forza.
La nostra attenzione nei suoi confronti è per il cane il premio più ambito: se anche inconsapevolmente lo assecondiamo quando si eccita, abbaia, ci salta addosso per salutarci o è troppo esuberante, inevitabilmente andremo a rinforzare questi suoi atteggiamenti. La situazione classica è il nostro rientro a casa, un evento che, salvo rari casi, eccita sempre un po’ il cane: in genere le persone non calmano il cane, ma aumentano la sua eccitazione attraverso il movimento, la voce acuta, l’aumento di attenzione. L’educazione alla calma si basa su una forte coerenza del proprietario nella capacità di premiare lo stato di calma.
Anche troppi stimoli, come il restare perennemente davanti al cancello, alla finestra o sul balcone, può eccitare il cane, soprattutto se la razza ha già alte le motivazioni alla territorialità e alla difesa. Anche rispetto alla tendenza reattiva, come avvisare o rincorrere, o alla motivazione predatoria, se è vero che esistono razze con una maggiore propensione all’eccitazione (es. border collie e terrier), è altrettanto vero che molto spesso è il proprietario ad accentuare queste tendenze pensando di doverle sfogare. Soprattutto i “momenti rituali”, come la sveglia, l’uscita o l’ingresso in casa, devono essere affrontati con calma per abbassare l’eccitazione del cane. L’educazione deve placare gli eccessi: se il cane è eccitabile è meglio lavorare su giochi di problem solving, che ne aumentano gli autocontrolli, e sulla ricerca olfattiva.
Lo stato di calma non va scambiato con l’ubbidienza e con i comandi verbali affinché il cane emetta un determinato comportamento richiestogli da noi: deve essere una condizione normale, uno stato interno, in cui si pone perché in grado di gestire adeguatamente le sue emozioni. Deve essere uno stile di vita che il cane assume nella sua quotidianità, nella sua relazione con il proprietario, nei giochi, nel suo spazio in cui può riposare indisturbato. Fonte: Roberto Marchesini
Categorie: Cani, Cura ed Educazione
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