Gli orsi neri asiatici che in Cina, Vietnam e Corea vivono un’esistenza terribile torturati dall’uomo nelle «fattorie della bile», una sorta di allevamenti intensivi dove imprigionati in piccolissime gabbie che impediscono loro ogni movimento vivono privati della libertà fino all’ultimo giorno di una vita di sofferenza e dolore.
Questi sfortunati animali sono tenuti in vita solo per produrre bile, un succo digestivo prodotto dal loro fegato e conservato nella cistifellea in cui vengono inseriti cateteri di metallo, spesso senza il controllo di alcun medico veterinario, l’uso di farmaci anestetici e in condizioni igieniche pessime, tutto per estrarre, due volte al giorno il prezioso liquido utilizzato nella medicina tradizionale cinese.
La costrizione in cui passano l’esistenza deforma loro le ossa, atrofizza gli arti e con il tempo manifestano comportamenti autolesionisti. E’quanto sta accadendo in Cina, come ne da notizia il Daily Mail, dove alcuni orsi non si limitano più a infierire su se stessi ma hanno smesso di mangiare preferendo la morte a una esistenza come la loro.
Tra le associazioni animaliste che si impegnate per ridarela libertà a questi poveri orsi, l’Animals Asia Foundation è l’organizzazione internazionale più attiva, fondata da Jill Robinson, da anni si batte per mettere fine alle fattorie della bile, riscattando gli orsi, ospitandoli nei suoi centri, cercando di far dimenticare loro gli orrori subiti.
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