La legge italiana non consente indicare in un testamento, come eredi, gli animali, anche se hanno vissuto e sono stati considerati componenti di una famiglia. Ciò significa che un eventuale lascito diretto a un cane o a un gatto sarebbe considerato invalido. Non è stato così nel caso di una signora di Firenze che aveva indicato nel suo testamento la volontà destinare i suoi beni ai cani e gatti senza famiglia e bisognosi.
Una volta defunta la signora senza lasciare eredi legittimi come marito o figli, depositato presso un notaio il suo testamento olografo dove si stabiliva che tutti i suoi beni, mobili e immobili, dovevano essere devoluti “a cani e gatti bisognosi”. Quindi il notaio invia il testamento al Tribunale fiorentino, dove si apre ufficialmente la successione.
A questo punto un parente, coinvolto nella successione ereditaria, ha impugnato il testamento chiedendone l’annullamento con motivazioni valide perché a suo dire i cani e gatti a cui era stato devoluto il patrimonio della donna sono soggetti privi di capacità giuridica a succedere, e il testamento era decisamente generico e non indicava precisamente a chi lasciare il suo patrimonio.
Con una sentenza memorabile, il Tribunale di Firenze ha convalidato le disposizioni testamentarie della defunta rigettando il ricorso di annullamento del parente.
I giudici hanno spiegato le motivazioni della decisione presa, e il percorso giuridico seguito per arrivare alla convalida delle disposizioni testamentarie rigettando il ricorso di annullamento. Per il Tribunale fiorentino, infatti, l’aspetto più importante dell’intera vicenda, pur ammettendo la genericità del testamento e le legittime contestazioni del parente, era rappresentato dal fatto di riuscire comunque a rispettare le volontà dell’anziana signora, che nel testamento erano molto chiare e lasciavano poco spazio all’interpretazione. La donna voleva aiutare cani e gatti randagi con i suoi soldi e con i suoi beni e su questo le sue indicazioni erano state inequivocabili e perentorie.
Il Tribunale Civile di Firenze, per dare seguito alle volontà testamentarie della donna, ha affidato il suo patrimonio al Comune dove era residente, Firenze, che quando ne entrerà in possesso dovrà utilizzarlo per i canili comunali e per la tutela delle colonie feline perché, per legge, sono proprio i Comuni che si devono occupare di randagismo.
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