Mentre i rifugi sono pieni di cuccioli bellissimi che restano a crescere in un box, troppe persone desiderose non di un amico a 4zampe a cui offrire una vita felice ma di uno status simbol hanno alimentato un commercio fraudolento di cuccioli muniti di falsi pedigree a cui hanno fatto da testimonial volti noti del tutto estranei alla truffa.
I cagnolini provenienti da un fantomatico allevamento della Slovacchia venivano venduti in Italia a circa tremila euro come una particolare variante del bulldog francese ma in realtà privi di pedigree e quindi di alcun valore commerciale.
I cuccioli, con il mantello grigio e gli occhi chiari si sono rivelati frutto di manipolazioni genetiche. Sono in corso di approfondimento le indagini parentali e di laboratorio per verificare se queste manipolazioni possano determinare un danno per la salute degli animali. I simil bulldog grigi-blu hanno un manto di colore non ammesso dallo standard di razza bouledogue francese, in quanto di colore diverso da quelli (quali il fulvo, il bringe, il caille) per i quali l’Enci può rilasciare il certificato di origine-pedigree in ossequio al disciplinare di razza vigente, per cui detti cani non potranno mai essere forniti di alcun pedigree e quindi semplicemente bellissimi “meticci”.
Il traffico nonostante l’evidente truffa è durato dall’inizio delle indagini sui due titolari dell’attività, un 39enne romano e la convivente coetanea slovacca, già dal 2019 ancora per almeno quattro anni, fino al sequestro del sito dell’allevamento ‘I cuccioli di Carlotta’ in località Nitra, in Slovacchi dove era stata registrata la sede legale della società.
Qui però gli uffici erano deserti, in un edificio risultato dismesso.
Infine, su richiesta della Procura di Ravenna è stato emesso un ordine di cattura nei confronti di sei persone per associazione a delinquere con carattere transnazionale finalizzata al traffico illecito dei piccoli quadrupedi, oltre alla frode in commercio.
Oltre ai due iniziali indagati, la Procura ravennate ha infatti individuato come parte dell’organizzazione criminale altre tre persone di origine partenopea e un ulteriore italiano residente all’estero.
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