Il 25 aprile l’Italia celebra la sua Liberazione, una data scolpita nella storia con il sangue e il sacrificio di tanti che scelsero di resistere all’oppressione e all’occupazione. Quest’anno è l’ottantesimo anniversario.
Tra le innumerevoli storie di coraggio che emergono da quel periodo, una in particolare risplende per la sua unicità e per la profonda umanità che sprigiona: quella di Wolf, un pastore tedesco che, come ci racconta con sensibilità Ezio Gallo nel libro “Il Partigiano Wolf: Un fedele amico della Resistenza” (Editrice Il Punto, 2022), disertò dalle fila delle SS tedesche per schierarsi dalla parte della libertà, diventando un eroe sulle montagne del Cuneese.
Una storia di amicizia uomo-cane
La vicenda di Wolf è un toccante esempio di come l’amicizia e l’amore possano fiorire anche nei contesti più drammatici, superando barriere ideologiche e persino quelle tra specie diverse. Il suo legame indissolubile con Gino, il giovane partigiano che lo salvò da un destino crudele, è il cuore pulsante di una narrazione che ci riporta a un’epoca di feroci contrapposizioni, dove la scelta di campo significava spesso la differenza tra la vita e la morte.Attraverso le preziose memorie del padre Gino, l’autore, Ezio Gallo, ci conduce nel cuore della Resistenza, in quel lembo di terra tra Roaschia e Roccavione, in provincia di Cuneo, dove la brigata partigiana trovò il suo campo base. È qui che il destino di Gino e Wolf si incrociò in modo drammatico e inaspettato.
L’incontro
Durante un’azione partigiana contro una camionetta tedesca, in un inferno di fuoco e paura, Gino notò un magnifico pastore tedesco legato al mezzo nemico. Un cane della stessa razza utilizzata dalle SS per dare la caccia ai resistenti, addestrato per uccidere. Ma negli occhi di quell’animale impigliato e terrorizzato, Gino vide solo una creatura bisognosa di aiuto. Con un coraggio ammirevole, sfidando il pericolo imminente di un’esplosione, Gino liberò Wolf dalle corde che lo tenevano prigioniero.
Quel gesto di pietà segnò l’inizio di una straordinaria alleanza. Wolf, quasi comprendendo le intenzioni del suo salvatore, smise di ringhiare e si accucciò, affidandosi a quell’uomo che gli offriva una seconda possibilità. Gino gli propose una “diserzione” dalla sua “armata”, invitandolo a unirsi alla lotta per la libertà.
E Wolf scelse. Scelse l’amore, la lealtà, la “parte dei buoni”. Seguì Gino al campo base, rinunciando forse al cibo abbondante dei suoi precedenti padroni, ma guadagnando in cambio un affetto sconfinato e un ruolo inaspettato nella Resistenza. Da cane delle SS divenne “Lupo”, nome di battaglia di un nuovo partigiano, un membro a quattro zampe di “Giustizia e Libertà“.
La simbiosi tra Gino e Wolf divenne leggendaria. Insieme condividevano il cibo, il sonno, le lunghe ore di guardia, sguardi complici che parlavano un linguaggio fatto di fiducia e affetto reciproco. E Wolf si distinse in numerose missioni, mettendo a disposizione il suo fiuto, il suo istinto e un coraggio che gli valsero un solenne encomio e una simbolica medaglia al valor militare per aver salvato la vita a una decina di compagni caduti in un’imboscata. Un cane che aveva iniziato la guerra come “soldato semplice” e la finì con il grado di caporale, un’ascesa incredibile testimoniata con affetto dalle pagine del libro di Gallo.
Ma la prova più toccante dell’amore sconfinato di Wolf per Gino si ebbe quando il giovane partigiano si ammalò gravemente. A Wolf, inizialmente escluso dalla corsia d’ospedale, fu concesso di restare al suo fianco per dieci giorni, vegliando sul suo amico con una dedizione commovente.
La fine della guerra
La loro storia continuò anche dopo la fine della guerra, fino al 1953, quando Wolf, ormai dodicenne, si spense tra le braccia del suo amato Gino. Le parole che quest’ultimo gli sussurrò in quel momento sono un testamento di un legame eterno: “Grazie amico mio, grazie di tutto, rimarrai per sempre nel mio cuore: ti spetta un posto in prima fila nel paradiso per i cani”.
La storia di Wolf, il cane partigiano, è un potente promemoria del fatto che il coraggio, la lealtà e l’amore non conoscono confini di specie. In questo giorno di celebrazione della libertà, ricordiamo anche il suo sacrificio, la sua “diserzione” dall’orrore e la sua eroica scelta di combattere per un mondo più giusto, al fianco di un uomo che seppe vedere oltre la sua uniforme e riconobbe in lui un compagno di lotta e un amico indimenticabile. La sua memoria sia di ispirazione per continuare a difendere i diritti di tutti gli esseri viventi, con la stessa passione e lo stesso amore che legarono indissolubilmente Gino e il suo straordinario Wolf.
:: LA SCHEDA del partigiano Luigi (Gino) Gallo
Categorie: Cani, Storie del cuore
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