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Il cane struscia il sedere a terra, può nascondere un problema?

30/09/2020

Non qualcosa che deve obbligatoriamente preoccuparci se vediamo il nostro cane “fare la cariola” cioè  appoggia il sedere a terra e portate in alto le zampe posteriori lo struscia a terra avanzando  con le zampe anteriori, Una tecnica per per placare un prurito o un fastidio improvviso. Un atteggiamento buffo se casuale ma se si ripete con frequenza allora dobbiamo porci delle domande perchè il  cane potrebbe avere un problema più serio di quanto sembra.
Principalmente potrebbe trattarsi di parassiti intestinali o infiammazione delle ghiandole perianali
Nel primo caso è probabile che il cane abbia accidentalmente ingerito una pulce in cui si è insediata la Tenia (Dipylidium caninum), un parassita che causa diarrea, vomito e dimagrimento oltre a prurito anale. Dall’esame delle feci, il veterinario potrà rilevare la presenza di questo parassita intestinale che nei casi di infestazione particolarmente intensa è visibile ad occhio nudo perché simile a chicchi di riso: il veterinario provvederà a somministrare una terapia farmacologica.
Se invece il fastidio è dovuto alle ghiandole perianali piene o infiammate il cane, oltre a strisciare il sedere per terra, si mordicchia la zona sotto la coda, non riesce a sedersi e assume la posizione come se dovesse defecare ma senza riuscirci. La funzione di queste ghiandole è di produrre una sostanza che marca il territorio e che ammorbidisce le feci rendendole più facili da espellere.Di norma queste ghiandole, si svuotano spontaneamente al passaggio delle feci, oppure quando il cane è eccitato o agitato.Se però, a causa di batteri che ostruiscono i canali, il liquido non fuoriesce, tende ad accumularsi provocando un’infiammazione che può trasformarsi in infezione che a sua volta determina la formazione di ascessi o fistole molto dolorose.
In questi casi il veterinario provvede a svuotare le ghiandole con una tecnica manuale e se la situazione è grave ricorre anche all’intervento chirurgico.

Fonte: deabyday.tv/


Categorie: Curiosità

Chi ha un gatto è più intelligente: ricerche americane testimoniano il legame  tra mici e menti dal Q.I. superiore

30/09/2020

Da sempre il mondo si divide fra chi ama i cani e chi ama i gatti, poiché questi due animali molto belli dal punto di vista estetico presentano delle caratteristiche caratteriali piuttosto oppure, in quanto il cane è molto fedele al suo proprietario, ama la sua compagnia e dipende da esso in tutto e per tutto a partire dall’ alimentazione alle gite fuori casa, mentre il gatto è un animale molto autonomo che tende anche ad isolarsi ma che non per questo è da considerarsi asociale ed eremitico.
Secondo le recenti scoperte scientifiche che arrivano dall’ America, coloro che amano i gatti e ne posseggono uno sono più intelligenti, sensibili e preparati culturalmente, poiché come i loro animali amano la solitudine e quindi dedicano il loro tempo ad acculturarsi e praticare attività di diverso tipo, che invece sfuggono a chi possiede un cane o non ha animali.
Ovviamente questo risultato ha scatenato una serie interminabile di polemiche, poiché secondo molti, questi risultati non sarebbero completamente attendibili. Per far sì che tutti potessero godere di questi importanti risultati scientifici, anche i proprietari dei cani sono stati elogiati ma non per l’intelligenza bensì per altre qualità, poiché vengono descritti come più socievoli è più propensi a svolgere attività fisiche e ludiche soprattutto all’aperto.
Questa ricerca si è svolta In America nel Wisconsin, dove i ricercatori hanno donato dei questionari ai padroni dei cani e dei gatti, e ne hanno raccolto gli elementi fondamentali della personalità. Su un campione di 600 studenti è emerso che la maggior parte di essi ama di più i cani, mentre la restante parte ama i gatti oppure nessuno dei due animali. Successivamente gli studenti sono stati sottoposti anche ad un test di intelligenza, che ha rivelato che sono proprio i padroni dei gatti ad essere più intelligenti, poiché come abbiamo anticipato avrebbero un carattere più introverso che li porterebbe ad essere più sensibili verso determinati contesti, e li renderebbe più predisposti alla risoluzione del problema dato dal profondo rispetto delle regole.
Per proseguire la lettura cliccare sul sito notizieinteriste.it

 


Categorie: Curiosità

Gorilla dello zoo di Madrid attacca la guardiana che si prenderà cura di lui

30/09/2020

Una dipendente dello zoo di Madrid è stata brutalmente aggredita da un gorilla di 29 anni e del peso di 200 chili che accudiva abitualmente e conosceva da quando era nato, L’aggressione si è scatenata dopo aver “sorpreso” Malabo, questo è il nome del gorilla,mentre stava per fare colazione. La donna, di 46 anni, che lavora allo giardino zoologico della capitale spagnola (Madrid Zoo Aquarium) da circa una ventina d’anni era entrata nella gabbia di Malabo, protetta da una tripla porta, trovandosi faccia a faccia con l’animale, che si è avventato su di lei. Lo scontro con l’animale le ha causato la frattura di entrambe le braccia e gravi ferite alla testa, traumi al torace e altre fratture multiple.
«Il personale dello zoo ha provveduto ad allontanare l’animale e ad anestetizzarlo con un dardo calmante. Trasportato nel suo dormitorio, si è tranquillizzato». Malabo – ha precisato lo zoo – è stato cresciuto a contatto di umani fin dalla sua nascita e normalmente i gorilla mantengono un comportamento «di vicinanza e protezione» nei confronti del personale addetto alle sue cure.
Trasportato nel suo dormitorio, il gorilla si è tranquillizzato. Malabo – ha precisato lo zoo – non l’ha propriamente aggredita ma  “L’ha scossa ma senza usare tutta l’enorme forza di cui dispone con i suoi 200 chili di peso”, ha detto la portavoce María José Luis.
La Polizia Municipale di Madrid ha aperto una inchiesta sull’incidente in quanto classificato come infortunio sul lavoro. Resta da capire come l’animale sia riuscito a sfondare le tre porte. Il comunicato ufficiale dello zoo madrileno afferma che  nell’area in cui è avvenuta l’aggressione non poteva essere raggiunto dal pubblico.

 

 

 


Categorie: News dal Mondo

Ha vinto il lupo. Il popolo svizzero ha detto no all'uccisione dei lupi

30/09/2020

Buone notizie dalla Svizzera per la salvaguardia dei lupi troppo spesso accusati ingiustamente di stragi e aggressioni o quanto meno facilitate dalla mancata guardiania di greggi e animali lasciati soli.
Con il  referendum tenuto  in Svizzera per confermare o respingere la Legge sulla Caccia, che avrebbe “facilitato” le condizioni per ucciderlo, il lupo in futuro non potrà essere abbattuto a scopo preventivo. Una vittoria di stretta misura con il 51,9 per cento per il no contro il 48,1 per il si. Il testo varato dal parlamento e sostenuto dal governo è stato rifiutato in 11 cantoni, mentre negli altri 15 è stato approvato.
il ritorno sul territorio elvetico di questi grandi predatori, che erano stati sterminati da tempo, non è stato accolto favorevolmente da tutti in particolare nelle campagne. Dal 1995, questo canide si è reinsediato in Svizzera e il primo branco si è formato nel 2012. Alla fine dell’anno scorso, tra branchi e animali solitari, complessivamente si contavano un’ottantina di lupi sparsi in vari cantoni svizzeri.
La nuova legge, ora abragata, stabiliva che gli abbattimenti potevano essere decisi per i seguenti motivi: proteggere spazi vitali o conservare la diversità delle specie, oppure prevenire danni o un pericolo concreto per l’uomo, oppure mantenere effettivi adeguati di selvaggina a livello regionale. Attualmente, invece, l’autorizzazione di abbattere un lupo non è rilasciata a titolo preventivo, bensì solo se ha ucciso più di 25 ovini in un mese o 35 in quattro mesi, nonostante le misure di protezione delle greggi. Misure come cani pastori e recinzioni elettrificate che salvaguarderebbero gli animai prede dei lupi affamati.


Categorie: News dal Mondo

Gatta scomparsa sopravvive 35 giorni in una grotta. Happy end per Titti, anziana micia , smarrita all'Elba

30/09/2020

A raccontare l’avventura a lieto fine di Titti, una gatta di 17 anni scomparsa durante le vacanze all’Elba e ritrovata dopo 35 giorni è la sua famiglia. Nessuno meglio di  Lorenzo, Laura, Riccardo può descrivere l’angoscia, poi il sollievo e la gioia per il ritrovamento della micia

Il raccontano della brutta avventura a lieto fine

“La favola di questa estate è stata scritta all’Elba, e parla di Titti, la nostra gattina di 17 anni che si è persa nella macchia mediterranea vicino a Marina di Campo il 20 luglio scorso.
Titti è scappata dalla gabbietta a Fonza, nel mezzo di una strada sterrata, lontana da case e luoghi abitati. È scappata dentro la vegetazione ed è scomparsa in un fitto ginepraio.
Noi l’abbiamo cercata a lungo, aiutati fattivamente dai volontari dell’Enpa e da un’enorme forza di volontà, per più di un mese. Ci siamo svegliati all’alba, abbiamo passato notti insonni a illuminare cespugli e a sgolarsi chiamandola. Ma non ne abbiamo trovato traccia.
Alla fine, siamo dovuti tornare a casa, a Massa e Cozzile, lasciando indietro Titti e tutte le nostre speranze, e le decine di locandine di cui avevamo cosparso Fonza e Marina di Campo.
Giorni dopo, però, abbiamo ricevuto una telefonata da Marco, il proprietario di una delle poche case sulla Via dei Rosmarini, che ci ha detto di avere una di quelle locandine in mano e di stare guardando un gatto bianco e nero, sporco e deperito, ma che proprio gli ricordava la nostra Titti.
Col cuore in mano, abbiamo subito chiamato Carla e Andrea dell’Enpa, che si sono precipitati sul posto, ma Titti, diffidente da tanti giorni di macchia, si è allontanata da loro. E quando noi siamo arrivati poche ore dopo, imbarcati in tutta furia, insieme ad Erica, altra carissima volontaria dell’Enpa, abbiamo percorso il sentiero in piena notte e infine trovato quel gattino bianco e nero nascosto in un’ampia grotta naturale. Ed era davvero lei, la nostra Titti. Esausta e smagrita, ma ancora in salute.
A 17 anni, sempre passati in casa, Titti ha vissuto i 35 giorni più caldi dell’anno così: mangiando erba e leccando l’umidità della grotta e la rugiada. Ed è sopravvissuta per tornare a casa sua, da noi, dalla sua famiglia.

Lorenzo, Laura, Riccardo (proprietari di Titti)


Categorie: Varie

Ecco perchè non bisogna uccidere una mosca....

29/09/2020

A volte ci si chiede “ma a che servono le mosche?” e non abbiamo remore ad eliminarle. Bene, a meno che non si tratti di una mosca tse-tse, l’insetto che può trasmetterci la malattia del sonno, dovremmo riflettere prima di passare all’azione.
Se praticassimo lo zen, avremmo giusto un mese di sopportazione, perché la mosca fastidiosa abbia il suo bel funerale. Questa in genere è la durata di vita che l’universo ha concesso loro. Perciò, prima di ucciderla, valutiamo bene se sia il caso. Secondo la filosofia orientale ci deve essere un motivo molto valido per sopprimere un essere vivente. Meglio, comunque non incrociare i seguaci di Buddha, che a differenza dello spirito occidentale un po’ sbarazzino, considerano sacra e insopprimibile ogni sorta di vita sulla terra. Se una vita c’è nell’universo, questa ha la sua funzione da svolgere.
Ecco perché non bisogna uccidere una mosca. Perché le mosche sono necessarie,lo riporta un articolo apparso recentemente su proiezionidiborsa.it
Le mosche che entrano nelle nostre abitazioni sono abbastanza innocue. Sono appunto denominate “mosche domestiche”. Hanno una grande funzione nell’ecosistema in cui viviamo. Non a caso arrivano a settembre, proprio per svolgere la loro funzione stagionale. Questa si può paragonare a quella dei termovalorizzatori.
Hanno la capacità di ripulire tonnellate di materia biologica in decomposizione, soprattutto le loro larve. Allo stesso tempo, favoriscono il ciclo inverso, cioè la trasformazione di quei prodotti decomposti in materiale organico utile ai terreni.
Un compito necessario per una società che di rifiuti ne produce anche troppi, e che spesso pena a smaltirli. Le mosche invece svolgono bene la loro funzione di netturbini della decomposizione, aiutandoci nell’equilibrio delicato di un ecosistema già abbastanza compromesso.
Pensiamoci bene allora prima di uccidere una mosca.


Categorie: Curiosità

"In un giorno trovate tre cucciolate di gattini. Il Covid ha procrastinato molte sterilizzazioni", è l'allarme lanciato dall'Enpa di Lugo (Ra)

29/09/2020

I volontari Enpa dell’Infermeria felina di Bizzuno, struttura che si sorregge sul volontariato, ricevono in continuazione chiamate e segnalazioni per abbandoni di cuccioli e per situazioni di randagismo felino. Nella sola giornata di mercoledì 23 sono state messe in salvo e ricoverate ben tre cucciolate. “La prima – spiegano i volontari dell’Enpa di Lugo– è stata trovata nei pressi di via del Pero a Lugo da una signora che in lacrime ci avvisava di aver trovato 6 cuccioli in un fosso. I cuccioli avevano ancora il cordone ombelicale e avranno avuto circa due giorni. Uno di loro era già morto, gli altri erano freddi e bagnati dalle piogge notturne. Li abbiamo scaldati e siamo riusciti ad allattarli e nel pomeriggio sono stati affidati ad una delle nostre balie.
“Poi nel pomeriggio- continuano i volontari”una signora ha trovato una scatola in via Argine Senio a sinistra a Bizzuno al cui interno c’erano due gattini di circa un mese e mezzo, con pelo e occhi puliti, senza pulci e quindi sicuramente fino a poche ore prima al sicuro in una casa. Qualcuno che non ha fatto sterilizzare la propria gatta e si è sbarazzato dei cuccioli in questo modo abbietto compiendo un reato penale. Le Guardie Zoofile sono già state allertate e nei prossimi giorni si recheranno in zona per l’attività di indagine”.
I recuperi, affermano i volontari dell’Enpa di Lugo sono terminati la sera, quando, intorno alle 20,30, alcuni volontari sono stati contattati per il ritrovamento di una cucciolata nei pressi del locale ‘Casa della Birra’ a Bagnacavallo. I gestori stavano effettuando lavori quando hanno sentito dei miagolii provenire dal retro del locale in cui vi sono accatastati fusti di birra e pallet vari. Una mamma gatta randagia e molto magra aveva appena spostato i suoi cuccioli in cerca di riparo notturno, quasi presagisse che lì avrebbero trovato aiuto. I gattini, di circa un mese, sembrano in buone condizioni. Intorno alle 22.30 i cuccioli sono stati affidati ad una balia che aveva dato la disponibilità per l’emergenza mattutina. Purtroppo la mamma gatta, nonostante tutti i tentativi, non è stata catturata, ma speriamo di riuscirci per curarla”.
“L’emergenza Covid-19 – conclude l’Enpa di Lugo -ha procrastinato molte sterilizzazioni e tantissime gatte sono rimaste incinte. Dall’inizio dell’anno ad oggi sono 215 i gatti già sterilizzati dal servizio veterinario Ausl, ma siamo rimasti bloccati nei mesi cruciali; oltre 550 gli ingressi in infermeria, numeri destinati a crescere esponenzialmente”.


Categorie: Varie

All'aeroporto di Helsinki scendono in campo i cani addestrati a rilevare il coronavirus

29/09/2020

Da un paio di giorni, ai passeggeri in arrivo all’aeroporto internazionale di Helsinki viene offerto un test rapido – dieci secondi – per il coronavirus: ad eseguirlo sono un paio di cani, addestrati a rilevare l’odore del Covid. Si tratta di un programma pilota che mira a rilevare le infezioni utilizzando il sudore raccolto con delle salviettine passate sul collo dei passeggeri in arrivo. Il cane impiega una decina di secondi ad ‘esaminarle’, e l’intera operazione dura circa un minuto. Se il cane rileva il virus, il passeggero viene poi sottoposto al piu’ tradizionale tampone. Citata dal Guardian, Anna Hielm-Bjorkman dell’Universita’ di Helsinki, che sta supervisionando il programma, ha affermato che il processo “e’ molto promettente”, e “se funziona, potrebbe rivelarsi un buon metodo di screening in altri luoghi” come ospedali, case di cura o centri sportivi. Nei test preliminari dell’universita’, i cani – che in precedenza erano stati utilizzati per rilevare malattie come il cancro e il diabete – sono stati in grado di identificare il virus con un’accuratezza quasi del 100%, anche giorni prima che un paziente sviluppasse i sintomi, scrive la stessa fonte. (ANSA).


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Una medaglia d'oro per Magawa il supertopo cambogiano che rileva le mine antiuomo

29/09/2020

Un ente di beneficenza britannico che si occupa di animali, il PDSA (People’s Dispensary for Sick Animals) ha conferito per la prima volta il suo massimo riconoscimento civile a un ratto, riconoscendo il roditore per il suo “coraggio e la sua dedizione nel cercare le mine inesplose in Cambogia”.  L’alta onorificenza, equivalente animale della George Cross, è andato a Magawa, il ratto cambogiano specializzato nel rilevamento delle mine antiuomo (video). L’associazione veterinaria  lo ha infatti insignito della sua massima onorificenza civile per la sua attività indefessa di sminatore in Cambogia, durante la quale ha individuato, col fiuto finissimo del suo muso baffuto, ben 39 mine antiuomo e 28 munizioni inesplose. La medaglia d’oro porta incisa questa motivazione “Per galanteria animale o devozione al dovere”.
Dei 30 animali che hanno già ricevuto il prestigioso riconoscimento, Magawa è il primo ratto. Al termine delle operazioni il vitto ottimo e abbondante: pezzi di banana e noccioline.

 


Categorie: News dal Mondo

FeLV, impariamo a conoscere cause esintomi della leucemia felina per proteggere il nostro gatto

29/09/2020

La FeLV è, con la Fiv di cui abbiamo già parlato, è il Virus che induce la leucemia felina, una patologia molto seria e purtroppo anche molto diffusa tra i gatti che facilmente si contagiano tra loro.
E’ altamente contagioso e viene eliminato soprattutto con la saliva durante le lotte, la pulizia o gli accoppiamenti. Il virus viene anche eliminato con sangue, urine e feci.
I piccoli possono essere infettati già nel grembo materno oppure quando la madre lacera il cordone ombelicale o ancora durante l’allattamento.
Il rapporto del micio con il virus può dividersi in tre stadi.
I gatti con un sistema immunitario più forte, forse per una predisposizione genetica non ancora perfettamente chiara, riescono a non contrarre la malattia anche se entrano in contatto
Poi c’è il gatto che contrae il virus ma il sistema immunitario reagisce positivamente e, dopo un anno, lo si può dichiarare portatore “transitorio”, ovvero la malattia non peggiorerà. Sovente un gatto “transitorio” al virus della FeLV è anche quasi immuni alla FIV.
Il gatto che non rientra nei due casi precedenti, quindi manifesta la malattia nella sua interezza.
Dei gatti infetti in maniera permanente circa il 25% muore entro un anno. Il 75% invece può vivere per altri tre anni.
Alcuni soggetti possono comunque vivere una vita normale, pur tendendo a sviluppare disturbi cronici.
L’infezione da FeLV comporta la distruzione del sistema immunitario del gatto. L’anemia perciò è il sintomo più frequente, seguito dalla comparsa di neoplasie ed altri disturbi.
Le patologie più frequentemente associate a FeLV sono: infezioni respiratorie croniche, infezioni orali croniche (soprattutto a gengive e lingua), infezioni oculari croniche, infezioni della cute e dei suoi annessi, patologie della riproduzione (aborti, nascite premature e morte delle cucciolate), infezioni delle vie
urinarie, patologie dell’apparato digerente ed altre malattie sistemiche (toxoplasmosi, haemobartonellosi, peritonite e poliartriti.
E’ bene ricordare che non esiste al momento una terapia efficace per curare i gatti infetti da FeLV. Quindi il vaccino e la prevenzione dal contatto con altri gatti potenzialmente infetti (randagi o liberi di vagare) è il solo modo per proteggere i nostri gatti. Il veterinario ci consiglierà il protocollo più adatto.
La FeLV leucemia felina è una malattia che colpisce solo i gatti: non può essere trasmessa all’uomo, cani o altri animali. Il FeLV viene trasmesso da un gatto all’altro attraverso la saliva, il sangue e, in una certa misura, l’urina e le feci.
La diagnosi di FeLV non è un sentenza di morte Un gatto affetto da leucemia felina, come indicato precedentemente,  può avere un’aspettativa di vita anche molto lunga. Abbiamo già visto che il virus può restare dormiente per mesi e in alcuni casi addirittura anni. In caso di malattia, inoltre, se il gatto viene sterilizzato/castrato (perdendo il suo istinto a riprodursi) e vive tranquillamente in casa, ben alimentato e curato, non sottoposto a un grande stimolo delle difese immunitarie, può vivere anche molto a lungo.


Categorie: Curiosità

"Mai più Ring", torna la campagna ENPA a sostegno del recupero cani ex combattenti (video)

28/09/2020

Sono passati ormai 18 anni da quando, nel 2002, l’ENPA ha avviato “Mai più Ring”, il progetto di rieducazione per cani ex combattenti allo scopo di renderli idonei a vivere in una famiglia e in società.
Animali, sequestrati alla mafia, arrivati distrutti nel corpo e nell’animo, che, in questi anni e col giusto aiuto, hanno imparato ad avere fiducia negli umani e conosciuto un modo diverso di vivere. Molti degli obiettivi iniziali preposti sono stati raggiunti: trovare la famiglia adatta, dopo un percorso di rieducazione, mantenere una quotidianità il più serena possibile per i cani che rimangono in rifugio. Purtroppo, per molti di loro che hanno trovato il calore di una famiglia, altri continuano ad arrivare, reduci dai combattimenti clandestini.Per questo, oggi, abbiamo deciso di rilanciare la campagna Mai più ring, a sostegno del progetto di rieducazione attraverso l’adozione a distanza dei cani ex-combattenti: è solo grazie alle donazioni e alla vicinanza di tante persone sensibili che per tutti questi anni abbiamo potuto accudire e fare la differenza per la vita di tanti animali. Ciò che desideriamo è avere la possibilità di continuare a farlo! (video)
La diffusione di questo messaggio, infatti, è fondamentale per permettere di conoscere il progetto e scegliere di donare speranza, fiducia e amore ai nostri cani ex combattenti rendendo reale il claim “Per ogni criminale che trasforma i cani in belve da combattimento, ci sono persone che le fanno tornare cani”. (sintony.it)


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Cagnetta rimane intrappolata in una tagliola, volontare dell’Enpa di Lipari lo salvano

28/09/2020

Durante il giro per la distribuzione di cibo ai randagi dell’isola, Angela e Manori, volontarie Enpa della Sezione di Lipari, avevano sentito dei lamenti provenire dalla vegetazione, un punto difficile da raggiungere, pieno di rovi. Certe che il cane fosse rimasto intrappolato nel groviglio della vegetazione e non riuscisse a liberarsi, avevano chiamato i vigili del fuoco che sono subito arrivati sul posto. Purtroppo i rovi erano troppo alti e fitti e l’operazione non è andata a buon fine. Tuttavia Angela e Manori non si sono date per vinte e dopo un paio di ore, hanno nuovamente raggiunto il posto da cui provenivano i forti lamenti e insieme ad un amico sono riuscite a recuperare la cucciola, accorgendosi solo in quel momento che era rimasta intrappolata con la zampa destra in una tagliola. La cagnetta è stata subito trasportato dalla veterinaria dell’isola, che ha provveduto alla rimozione della tagliola e l’amputazione di un dito. La cucciola battezzata da una delle soccorritrici Eco, adesso è monitorata presso la degenza delle volontarie Enpa di Lipari.

 


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