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Usate scimmie per testare gas di scarico nocivi. VW, Daimler e BMV si si dissociano

29/01/2018

Test senza scrupoli sulle scimmie, per provare gli effetti dei gas di scarico delle auto: sta sollevando polemiche in Germania il caso sollevato dal New York Times, e rimbalzato sulla Bild, che rivela le torture effettuate su 10 scimmie da tre industrie dell’auto tedesca negli Usa. Sotto accusa sono finite Bmw, Daimler e ancora una volta Volkswagen. Bmw, però, smentisce un suo coinvolgimento: “Non abbiamo preso parte agli esperimenti”.
Secondo quanto emerso, le scimmie sono state rinchiuse in una specie di vetrina, tranquillizzate con la proiezione di cartoni animati, e sottoposte a gas di scarico per 4ore. “Le scimmie sono animali che hanno bisogno di muoversi molto e già costringerle a sedere davanti a uno schermo è tortura in sè – spiega al giornale Klaus Kronaus, numero uno dell’associazione anti-cavie -. Il gas di scarico poi le espone a un problema di salute”.
“Prendiamo espressamente le distanze dallo studio. Abbiamo avviato un’indagine per capire come siano andate le cose. Gli esperimenti animali nello studio sono superflui e ripugnanti”. Lo comunicano in una nota relariva alla notizia diffusa ieri di esperimenti che nel 2015 i tre giganti tedeschi dell’auto, Vw, Daimler e Bmw, accusati di avrer effettuato su alcune scimmie per testare se le emissioni delle vetture diesel fossero nocive.

 


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Leone aveva morso la testa di una bimba ora con l’ Enpa il recupero. Appello al possesso responsabile

29/01/2018

E’ stato ceduto all’Enpa di Bergamo e, grazie alla collaborazione dei volontari dell’Enpa di Monza, raggiungerà a breve una struttura protetta gestita dall’associazione. Qui Leone inizierà un percorso di recupero comportamentale che – questo l’auspicio dei volontari – dovrebbe presto aprirgli le porta di una nuova casa. L’animale, un metticio di boxer e pastore tedesco, era finito al centro delle cronache per aver morso una bimba di 14 mesi, la figlia del suo proprietario. Il cane è stato quindi portato al canile sanitario dove è rimasto sotto osservazione per tutto il tempo prescritto dalla legge e proprio oggi è stato consegnato ai volontari dell’Enpa. «Con l’occasione rinnoviamo l’invito al possesso responsabile, soprattutto in presenza di bambini. Gli animali non sono giocattoli  ma esseri senzienti che usano codici diversi dai nostri. Quindi – spiega l’Enpa – è possibile che, specie con i più piccoli, gesti all’apparenza innocui vengano interpretati come un’aggressione, provocando di conseguenza una reazione difensiva. Prevenire situazioni del genere non è difficile: basta usare buonsenso e accortezza».


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Macachi clonati. Enpa: un’aberrazione che ci fa compiere un salto a ritroso nel tempo. Il futuro della ricerca è cruelty free

29/01/2018

«La scienza non può e non deve essere svincolata dall’etica, altrimenti diventa una forma di totalitarismo che purtroppo abbiamo ben conosciuto negli anni più bui del ‘900. Quando proprio in nome della scienza sono stati compiuti e motivati i peggiori crimini dell’uomo contro se stesso, contro gli animali, contro l’ambiente». Così l’Ente Nazionale Protezione Animali sulla clonazione di due macachi in Cina.
 «D’altro canto – prosegue Enpa –  parlare in questo caso di progresso e di passi avanti per la ricerca scientifica ci sembra del tutto fuori luogo. La clonazione dei primati, oltre ad essere eticamente inaccettabile, avviene nel solco di un metodo, la sperimentazione animale, che sempre più spesso viene messo in discussione dagli stessi scienziati. Il vero obiettivo di questa operazione dunque sembra essere quello di creare, come è stato detto, un esercito di animali con cui riempire i laboratori, naturalmente, e con cui macinare profitti».
Insomma, invece di puntare su filoni di ricerca molto più promettenti, come i modelli di simulazione computerizzata o le coltivazioni cellulari in laboratorio (con questo sistema la Johns Hopkins di Baltimora ha sviluppato mini-cervelli umani) una parte del mondo scientifico continua a seguire strategie anacronistiche e controproducenti, vista la differenza biologica tra un organismo animale e uno umano. E, di conseguenza, l’impossibilità di trasferire tout court all’uomo i risultati degli esperimenti condotti su topi, cani e primati.
«Dal punto di vista etico, la clonazione dei macachi rappresenta un’aberrazione, pure in considerazione delle sofferenze che, con la gestazione forzata, vengono inflitte alle “mamme dei cloni”. Ed è proprio per evitare queste sofferenze che, in un altro settore, quello dell’allevamento, due anni fa il Parlamento Europeo ha messo al bando la clonazioni di animali. Dal punto di vista scientifico, tale invece, rappresenta un preoccupante e pericoloso salto a ritroso nel tempo. Ma in fondo – conclude Enpa – forse la sperimentazione e la ricerca di nuove terapie sono solo pretesti per legittimare esperimenti fuori controllo di apprendisti stregoni. E a quel punto non ci saranno più frontiere né limiti».


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L’uomo toglie spazio agli altri mammiferi, ne limita i movimenti e danneggia l'ambiente

27/01/2018

L’uomo continua a espandere la sua presenza sul Pianeta. Attualmente occupa tra 50 e il 70% delle terre emerse, e cosi’ facendo toglie liberta’ di movimento ai mammiferi di qualsiasi specie e dimensione, con conseguenze negative per l’ambiente. Il quadro emerge da uno studio condotto su scala globale da oltre 100 ricercatori su 800 mammiferi di 57 specie diverse. Stando all’indagine, pubblicata sulla rivista Science, gli animali che vivono in habitat modificati dall’uomo si muovono dalle due alle tre volte in meno rispetto ai loro simili che si trovano in aree incontaminate. In media si scende da 21,5 a 6,6 chilometri. Il discorso e’ valido per i mammiferi di ogni taglia e latitudine, dagli elefanti delle foreste africane allo scoiattolo antilope del Nord America. “Tutti gli animalihanno bisogno di spazio per raccogliere cibo, trovare un compagno e svolgere i loro servizi ecologici”, spiegano gli esperti. I pipistrelli, ad esempio, hanno bisogno di spazio per trovare insetti e impollinare le piante, svolgendo un servizio agricolo che ha un valore annuo stimato tra i 3,5 e i 50 miliardi di dollari solo negli Stati Uniti, mentre i predatori apicali hanno bisogno di spazio per cacciare e controllare le popolazioni di altre specie. Nel suo habitat naturale, un leone puo’ pattugliare un’area grande 1.400 chilometri quadrati per trovare cibo, attrarre compagni e respingere gli intrusi. Ma la perdita di habitat e la loro frammentazione, ad esempio con strade che tagliano la savana, fa si’ che gli animali cambino comportamenti. “Se gli habitat diventano compromessi, cibo e spazio vitale possono scarseggiare”, si legge nello studio. E se gli animali non possono ampliare il loro raggio di movimento, “semplicemente non possono piu’ vivere in quelle zone. Alcune specie, come i topi, possono arrangiarsi con meno spazio, ma mammiferi come leoni, tigri ed elefanti non possono vivere in aree con molti umani”.


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Cinquanta babbuini in fuga dallo zoo di Parigi. Tutti riacciuffati trenne due femmine e un cucciolo

27/01/2018

Mobilitazione straordinaria allo zoo di Parigi dove ieri è avvenuta la fuga di massa di 50 babbuini dalle loro gabbie, costringendo i guardiani ad evacuare la struttura. Dopo diverse ore i primati sono stati tutti acchiappati ma mancano all’appello ancora 3 irriducibili, 2 babbuine ed un cucciolo, ancora in fuga nell’area conosciuta come “grand rocher”, una sorta di montagna inaccessibile al pubblico all’interno dello zoo, che sorge nella zona di Vincennes. I tre babbuini sono “sotto sorveglianza” ma lo zoo non riaprira’ fino a quando anche i gli ultimi tre fuggitivi non saranno rimessi in gabbia. La fuga e’ iniziata a fine mattinata quando un dipendente ha visto alcuni primati in un corridoio di servizio usato dal personale. A quel punto e’ scattato l’allarme che ha visto coinvolti 60 vigili del fuoco, 20 agenti di polizia oltre a tutto lo staff dello zoo. Tutti impegnati ad inseguire e catturare gli agili babbuini.


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Torturò e uccise con incredibile crudeltà un gatto (non il solo). Imputato assolto tra le proteste

26/01/2018

“Siamo sgomenti dalla sentenza pronunciata dal Tribunale di Perugia nei confronti dell’imputato per l’uccisione di un gatto, poi scuoiato e abbandonato davanti al cancello di una scuola a San Sisto (Perugia). Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza ma chiediamo da subito al Pubblico Ministero di ricorrere in appello contro questa incredibile sentenza”, questo il commento di Ilaria Innocenti, responsabile LAV Area Animali Familiari, alla notizia della sentenza emessa oggi dal Tribunale di Perugia.“Ci auguriamo che la riapertura delle indagini porti piena luce su ciò che è avvenuto nel garage degli orrori dove, alla luce della strumentazione, e dei resti di altri gatti rinvenuti, presumibilmente si sono consumate altre raccapriccianti uccisioni”, prosegue la Innocenti.
Il caso era balzato agli onori della cronaca nell’autunno del 2014 quando, nell’ambito delle indagini relative al gatto scuoiato, i Carabinieri fecero ingresso in un magazzino nel quale trovarono quattro maschere in pelle costituite da teste di gatto scuoiate, una ghigliottina, uno strumento per immobilizzare gli animali, vari utensili da chirurgo e siringhe usate, un vaso di vetro contenente una testa e zampe di gatto immerso in liquido, altri vasi di vetro immersi in materiale organico, coltelli, uncini e martellini.
La LAV ringrazia l’avvocato Gemma Bracco del foro di Perugia per l’assistenza legale.


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I cavalli abbandonati di Lunghezza. Quando la lentezza burocratica decide di 60 esistenze

26/01/2018

Progetto Islander, con Ihp- Italian Horse Protection onlus, Rifugio degli asinelli e Legambiente dal 2013 seguono la vicenda di un gruppo di equidi, cavall, asini, pony, lasciati a morire di sete, inedia, mancanza di cure in un terreno che sarebbe più giusto definire discarica.
Tutto è cominciato in seguito ad alcune segnalazioni che avvisavano della presenza a Lunghezza di circa 60 equidi abbandonati in un terreno privato.
La situazione riscontrata dalle associazioni una volta arrivate sul posto era disastrosa.
La struttura che fungeva da riparo per gli animali era in realtà un insieme di lamiere taglienti e arrugginite.
Sotto queste tettoie è stato trovato di tutto: chiodi, bossoli di proiettile, fili di ferro arrugginiti, ossa, vasche contenenti materiali edili.
I cavalli erano tutti magri, la maggior parte di loro aveva evidenti problemi di laminite.
Proseguendo all’interno della proprietà è emerso che l’unica fonte d’acqua disponibile per i cavalli era in realtà un corso d’acqua utilizzato dal vicinato come discarica, dove il punto di abbeveraggio per i cavalli era diventato un ammasso di rifiuti.
Sono stati scoperti inoltre anche i cadaveri dei cavalli deceduti, venivano gettati in acqua (la stessa acqua dalla quale dovrebbero bere gli altri cavalli) e trascinati dalla corrente, rimanendo spesso incastrati tra ramaglie e rifiuti.
Tornando verso l’uscita della proprietà, è stata trovata una cavallina sdraiata a terra debole e inerme.
L’importanza di un intervento tempestivo in quel momento avrebbe decisole sorti della cavalla.
E’ stato deciso quindi di richiedere un intervento immediato alle Autorità competenti di zona, che ci è stato negato con scuse raccapriccianti e al limite della vergogna.
In seguito al sopralluogo, èstato deciso di procedere per vie legali mandando diffide ed esposti in Procura allegando tutto il materiale fotografico raccolto sul posto, chiedendone intervento immediato.
Ad oggi la situazione non si è ancora sbloccata; la salvezza di questi animali è ostacolata costantemente dalla lotta con le Autorità di zona affinché diano la possibilità di mettere in sicurezza tutti gli animali e provvedere a curarli e gestirli correttamente.


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Grumpy Cat, il micio sempre imbronciato fa sorridere il proprietario: vinta una causa per 710mila dollari

26/01/2018

Grumpy Cat, il gatto diventato famoso in rete per l’espressione imbronciata con cui è nato, non smette di essere un fiume d’oro per la sua proprietaria che ha appena guadagnato a 710mila dollari di risarcimento in una causa, in California.
La società Grumpy Cat Limited, titolare dell’immagine di Tardar Sauce(questo il vero nome), ha portato in tribunale il proprietario del produttore di caffè Grenade per aver sfruttato in eccesso l’accordo tra le parti.
Il famoso felino, la cui proprietaria è la signora Tabatha Bundesen, era al centro di un caso di violazione di copyright finito in tribunale, in cui la giuria si è pronunciata a favore dell’immagine del gatto.
Il contenzioso riguardava un accordo firmato tra Granade Beverage e la proprietaria del gatto sull’uso dell’immagine di Grumpy Cat in una linea di bevande fredde al caffè, soprannominata “Grumpuccino”. Secondo la compagnia di Bundesen, Grumpy Cat Ltd, la Granade aveva oltrepassato i limiti previsti dal contratto, utilizzando la foto del gatto imbronciato su una miriade di prodotti non autorizzati, compreso il caffè macinato.
Nel corso della causa le parti si sono accapigliate anche sulle avventure cinematografiche di Grumpy (Grenade ha contestato che fossero state paventate partecipazioni hollywodiane con Will Ferrell e Jack Black, poi non avvenute). La dura vita della star……

 


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Emergenza randagismo fuori controllo nel Palermitano. L'Enpa scrive al sindaco di S. Cipirello: applicare la legge

26/01/2018

Randagismo fuori controllo nel Palermitano. Per questo, la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, dopo aver più volte sollecitato gli amministratori locali, ha scritto anche al sindaco di San Cipirello (Palermo) chiedendo una corretta e puntuale applicazione della normativa.
«Abbiamo ricevuto numerose e allarmanti segnalazioni circa la preoccupante situazione del randagismo a San Cipirello – scrive Rocchi – dove, secondo quanto ci è stato riferito, il numero di cani senza famiglia è in vertiginoso aumento». Un vero boom di randagi, dovuto non soltanto alla pratica incivile e criminosa degli abbandoni, ma alla mancata applicazione della legge regionale 15/2000 che prescrive – tra gli altri adempimenti – la sterilizzazione dei cani senza famiglia e interventi a sostegno delle adozioni. Misure, queste, alle quali affiancare una campagna di sensibilizzazione alla tutela dei diritti degli animali. Perché alla base del randagismo c’è anche un allarmante deficit di conoscenza. E infatti molti ignorano che l’abbandono di animali, oltre ad essere eticamente inaccettabile, è un reato punito dall’articolo 727 del nostro codice penale.
«Il randagismo può essere sconfitto. E per farlo – spiega Rocchi – non servono complesse alchimie: basta applicare la legge. Proprio come hanno fatto quei comuni del nord Italia che questo problema lo hanno risolto una volta per tutte».


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Dai canili alle scuole di NY, i cani migliorano il comportamento degli studenti

26/01/2018

È un nuovo programma di alcune scuole newyorkesi e ha già dato straordinari risultati: molti istituti di New York hanno avviato un programma che ha l’obiettivo di migliorare il comportamento degli studenti facendoli interagire con i cani. Si tratta di animali che vengono trovati o presi dai canili e inseriti nei programmi scolastici. A prendersi cura di loro è solitamente poi un dipendente della scuola, mentre durante la giornata in più momenti entrano a contatto con i ragazzi.
Le attività sono le più varie, racconta la CBS, e sono pensate per motivare gli studenti, insegnare loro a prendersi cura dell’altro o degli animali, fino a imparare a risolvere situazioni conflittuali. È proprio l’atteggiamento degli studenti che cambia vivendo a contatto con loro.
Che il rapporto con gli animali portasse dei benefici nella vita delle persone era noto, ma questo programma è pensato proprio per rendere un’esperienza curriculare questa interazione. «Amo baciarli. Sono così carini», ha raccontato alla rete televisiva una bambina, che ha spiegato come i due cani della sua scuola la facciano sentire bene. Il programma è stato sviluppato dall’Università di Yale in collaborazione con un’associazione che si occupa degli animali. A New York sono 42 le scuole che l’hanno adottato quest’anno. 


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Perù approva legge per costruzione autostrade in Amazzonia, un'attacco al cuore verde del pianeta e alla sua fauna

25/01/2018

E’ stata approvata in Perù la legge che consente la costruzione di una rete autostradale in Amazzonia. Giudicata dal Congresso come opera “prioritaria e di interesse nazionale”, la “costruzione di strade nelle zone di frontiera” autorizzerà il disboscamento di una parte della foresta pluviale nella zona incontaminata di Purus, al confine con il Brasile. La regione, in cui vivono tribù indigene isolate, è considerata ricca in specie animali e vegetali. La mozione, sostenuta dal partito di opposizione e maggioranza Forza popolare, è stata approvata con larghi voti. Contrario il ministero alla Cultura, che ha respinto il progetto sottolineando il dovere fondamentale di proteggere le popolazioni indigene e definendo l’iniziativa una violenza nei loro confronti. Sul progetto si era espresso anche papa Francesco nella sua visita alla città amazzonica di Puerto Maldonado (Perù), insistendo affinché le autorità difendessero il polmone verde del pianeta.Per proseguire la lettura dell’articolo cliccare qui.


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La Cassazione conferma: è reato l'uso del collare "antiabbaio", un vero maltrattamento

25/01/2018

E’ definitivo: mettere un collare anti abbaio al cane è reato pertanto subirà una condanna penale chi mette al proprio cane un collare elettrico dal quale vengono emanate scosse elettriche non appena l’animale abbaia.
La terza sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna per maltrattamenti su animali (in base all’articolo 727 del codice penale) inflitta a un uomo dal Tribunale di Verona: l’imputato, condannato a pagare un’ammenda di 800 euro, aveva presentato ricorso alla Suprema Corte, sottolineando che non vi era prova che il collare provocasse sofferenze ai suoi cani (due setter) e che veniva loro messo solo in via «eccezionale e sorvegliata» per evitare che recassero disturbo ai vicini. I giudici  hanno bocciato il ricorso affermando che «costituiscono maltrattamenti non soltanto quei comportamenti che offendono il comune sentimento di pietà e mitezza verso gli animali per la loro manifesta crudeltà ma anche quelle condotte che incidono sulla sensibilità psico-fisica dell’animale, procurandogli dolore e afflizione». Nel caso in esame, osserva la Corte, «è stato accertato che i due cani si trovavano all’interno di un recinto presso un capannone, muniti di collare antiabbaio funzionante». Un collare che, secondo alcune testimonianze, era «permanentemente» indossato dai due animali. 
La somministrazione di scariche elettriche per condizionare i riflessi di un cane e indurlo tramite stimoli dolorosi ai comportamenti desiderati, produce effetti collaterali quali paura, ansia, depressione ed anche aggressività.


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