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Brian May dei Queen firma per mantenere il Corpo Forestale dello Stato. Oltre 100 mila persone vogliono conservare questi tutori dell’ambiente

03/09/2015

Anche Brian May dei Queen scende in campo in difesa del Corpo forestale dello Stato. Il chitarrista e fondatore del gruppo, da sempre impegnato per l’ambiente e animalista convinto, e’ tra le oltre 100 mila persone che hanno firmato la petizione su change.org contro la soppressione.
“Chiediamo che venga mantenuta viva la storia bicentenaria di un glorioso Corpo di Polizia che svolge un servizio importante per la tutela dell’ambiente e per il benessere degli animali” si legge nella petizione. “Proponiamo – continua il documento – di accorpare le Polizie Provinciali ed i Corpi Forestali delle Regioni e Province a Statuto Speciale (che attualmente sono alle dipendenze dei rispettivi Enti locali) all’interno del Corpo Forestale dello Stato (che attualmente e’ sotto organico con circa 7800 unita’).
Si otterrebbe cosi’ un unico Corpo Forestale presente in tutta la nazione e finalmente con un organico idoneo a svolgere i propri compiti istituzionali”. Un paio di mesi fa anche i Subsonica avevano lanciato in diretta un appello a sostegno della Forestale durante un loro evento. Da piu’ di un anno nella folta schiera di sostenitori della Forestale nella battaglia contro la soppressione sono in prima linea non solo le associazioni ambientaliste e animaliste ma anche diversi personaggi del mondo della cultura. La petizione puo’ essere ancora sottoscritta su www.change.org/forestale.


Categorie: News dal Mondo

Nerone, cane abbandonato in autostrada e adottato dai cantonieri dell'Anas è pronto per una famiglia (video)

03/09/2015

Vagava smarrito ai bordi dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, all’altezza di Sala Consilina. Ma la storia di questo cane, rintracciato all’inizio di agosto, non verrà raccontata come uno dei (purtroppo) tanti abbandoni estivi di animali. Per fortuna di questa bestiola c’erano degli angeli con le tute fosforescenti che hanno compiuto un gesto d’amore. Rispondendo alla chiamata di un viaggiatore che aveva segnalato la presenza del quattrozampe, i cantonieri dell’Anas – rivela “La Stampa” – sono intervenuti per soccorrerlo. “Era lì, al chilometro 72, che vagava spaventato e ferito a una zampa, probabilmente investito da qualche auto in transito – raccontano i cantonieri -. Ci siamo fermati e abbiamo segnalato ai veicoli di rallentare per consentire di avvicinarci al cane. Abbiamo tentato di tranquillizzarlo, inizialmente era molto diffidente, poi si è avvicinato e ha cominciato a scodinzolare. Lo abbiamo subito adottato e lo abbiamo portato nel nostro centro di manutenzione”.
Ora Nerone, così hanno voluto chiamarlo per il colore del suo manto, sta bene, dopo che lo hanno fatto controllare da un veterinario e gli hanno dato da mangiare. Tutte le squadre di turno su quel tratto dell’A3 mettono a disposizione il loro tempo anche per seguire e accudire il loro nuovo amico a quattrozampe.
Al momento Nerone gioca con loro nel centro. Gli hanno anche cucito una piccola casacca gialla con la scritta Anas. Però gli stessi cantonieri sono ben consapevoli che un cane così meriterebbe una famiglia: “Facciamo un appello a chi fosse interessato ad adottarlo, perché a noi farebbe piacere”, dicono con orgoglio dopo aver compiuto un’azione che dovrebbe dare il buon esempio a tante altre persone che vedono animali in difficoltà. (Foto: La Stampa)


Categorie: News dal Mondo

I pesci sono animali intelligenti: ecco i cinque comportamenti che lo dimostrano

03/09/2015

La stragrande maggioranza delle persone ritiene, a torto, che i pesci non siano animali intelligenti e non abbiano la stessa capacità dei mammiferi di provare dolore. Ma si tratta di una convinzione del tutto errata da cui ha origine il diffuso disinteresse nei confronti della cattura e dell’uccisione, ogni anno, di miliardi di pesci destinati all’alimentazione umana.
Un team di biologi marini, guidati da Redouan Bshary, ha condotto uno studio sul comportamento dei pesci che dimostra invece, una volta per tutte, quanto questi animali riescano ad essere ingegnosi. Ecco cinque comportamenti complessi che Redouan Bshary ha osservato e documentato.
Cooperazione. Nell’universo animale ci sono numerosissimi esempi di cooperazione. Soprattutto nella barriera corallina: un vero e proprio “alveare di attività” che coinvolge migliaia di differenti specie marine, molte delle quali hanno imparato a cooperare le une con le altre per reciproco beneficio. E’ il caso di quelle che possono essere definite come “Spa acquatiche” dove i pesci più grandi sostano permettendo ai più piccoli “pesci spazzino” di nutrirsi dei parassiti che si trovano sulla loro pelle. Tale sistema permette ai primi di liberarsi degli “ospiti indesiderati” ai secondi di avere cibo in abbondanza.
Battere la “concorrenza”. Per i “pesci spazzino” il muco protettivo (e molto nutriente) presente sulla pelle dei pesci più grandi, è una vera prelibatezza che assaporano, di quando in quando, dando un piccolo morso ai loro “clienti”. Il problema è che questi ultimi, se apprezzano il trattamento di pulizia, non sembrano essere altrettanto tolleranti nei confronti dei piccoli morsi. Anche perché, se ne riescono a tollerare uno o due, la faccenda si complica di molto quando la “Spa” corallina inizia ad affollarsi di pesci spazzino, ciascuno dei quali ambisce alla sua porzione di muco. Pertanto, i pesci più grandi si terranno a debita distanza dalle “stazioni di pulizia” nel caso in cui risultassero particolarmente affollate. Tuttavia, i “pesci spazzino” hanno imparato a fare delle vere e proprie analisi di scenario in funzione quanti “competitor” e quanti clienti siano presenti in prossimità delle stazioni di pulizia. In altri termini i “pesci spazzino” hanno appreso che quanto minore sarà il numero di competitor presenti, tanto maggiore sarà la possibilità di “scroccare” un morso ai propri clienti.
Compagni di caccia
I ricercatori hanno documentato numerosi casi di caccia cooperativa tra alcuni dei più grandi predatori della barriera corallina, cernie e murene. In linea di principio ci si aspetterebbe una qualche forma di competizione tra queste specie, le quali, invece, hanno sviluppato un sistema di caccia vantaggioso per entrambe. Ecco come funziona. Uno dei pesci si addentra nella barriera corallina e indirizza le prede vero il mare aperto o un “vicolo cieco” dove esse diventano un facile bersaglio.
Il linguaggio del corpo
Per sincronizzare le attività di predazione, i pesci utilizzano un “linguaggio del corpo” estremamente avanzato: basta un solo cenno del capo per dare il via alla battuta di caccia. Questo tipo di comunicazione complessa non è un prerogativa dei pesci della barriera corallina, ma è stato osservato anche in altre specie e in contesti molto differenti. E’ il caso – ad esempio – dei branchi di tonni che girano vorticosamente in tondo per confondere i loro predatori.
Alla ricerca di un “pasto”
Una delle osservazioni più significative fatta da Redouan Bshary all’interno della barriera corallina riguarda la capacita dei “pesci spazzino” di elaborare e processare le informazioni; capacità che sono risultate essere superiori a quelle osservate dallo stesso ricercatore non solo nei primati, ma addirittura nel sua figlioletta di quattro anni.
In particolare, i “pesci spazzino” hanno mostrato una strabiliante abilità nell’imparare dall’ambiente circostante per ottimizzare la gestione delle risorse alimentari. Dovendo scegliere tra due piatti pieni di cibo – uno sempre disponibile, l’altro invece soltanto per pochi minuti – i pesci hanno chiaramente dimostrato di poter adattare il proprio comportamento in funzione di quella situazione, imparando che per massimizzare il proprio “vantaggio” era necessario mangiare prima il contenuto del piatto “a termine”, poi quello del secondo, quello sempre a disposizione. Il risultato del test non cambiava neanche con l’introduzione di variabili tali da renderlo più complicato (con piatti di colore diverso, ad esempio). I primati sottoposti a questo esperimento hanno mostrato tempi di apprendimento più lunghi, mentre la figlia di 4 anni di Bshary non è mai riuscita a concludere l’esperimento pur essendovi stata sottoposta per più di 100 volte.
Noi uomini abbiamo sviluppato un modo estremamente antropocentrico di vedere il mondo; un modo in virtù del quale giudichiamo le altre specie basandoci unicamente sulla percezione che noi abbiamo di esse. Per riuscire a vivere in una società più giusta, che non sia responsabile ogni anno della morte di miliardi di animali, dobbiamo imparare a comprendere e a rispettare ogni vivente per ciò che esso è, e non per la percezione che noi abbiamo di lui. (enpa.it)

Traduzione dell’articolo di Abigail Geer dal titolo “5 Incredible Fish Behaviors That Show Just How Intelligent They Really Are”, pubblicato su care2.com


Categorie: Curiosità

Allarme `coccodrillo` nelle Marche, avvistato a foce Chienti, ricerche in corso

03/09/2015

”C’e’ un coccodrillo alla foce del fiume Chienti…”. L’allarme, lanciato da un istruttore di canoa a Civitanova Marche, sta mobilitando i  vigili del fuoco e agenti del Corpo forestale dello Stato, impegnati a risalire il corso del fiume alla ricerca del rettile. Secondo il testimone l’animale, di cui dice di aver visto le fauci spuntare fra l’acqua e la vegetazione, non sarebbe di grandi dimensioni. Che si tratti davvero di un coccodrillo, di un alligatore o un altro esemplare della famiglia dei temibili predatori e’ tutto da stabilire, ma l’uomo che ha telefonato non e’ ritenuto un mitomane. Sul posto e’ intervenuta anche una squadra speleofluviale dei pompieri di Ascoli Piceno, con un mezzo anfibio. Fino a questo momento non si hanno notizie di collezionisti di animali rari che abbiano denunciato la scomparsa del rettile.
Ma per i bagnanti del litorale di Civitanova Marche e Porto Recanati questa coda d’estate si presenta all’insegna dell’avventura esotica. (ansa)


Categorie: News dal Mondo

Corride, anche lo Stato di Coahuila in Messico le vieta: è il 3° nel Paese

02/09/2015

Lo Stato messicano di Coahuila si unisce a quelli di Sonora e Guerrero,vietando la corrida. Il governatore dello Stato, Ruben Moreira, ha promulgato la riforma sulla Legge di protezione e trattamento degno degli animali, che comporta il divieto delle corride di tori, vitelli, giovenche, cose come le ‘tientas’ (prove di resistenza al dolore cui i bovini vengono sottoposti) e i ‘rejoneo’ (scontri fra una persona a cavallo e unbovino). “La maggior parte degli abitanti dello Stato è contraria alle corride dei tori, direi che il 100%? contrario allaviolenza contro gli animali”, ha dichiarato il governatore. 
“Le corride sono state promosse da una campagna pubblicitaria e su una presunta tradizione, ma quando vengono mostrate le immagini e le conseguenze delle ferite subite dai tori il rifiuto di questi atti di violenza è unanime”, ha aggiunto. Ha sottolineato che non si tratta solo di violenza, “financo di tortura nel modo in cui sono sacrificati”. Il divieto, ha detto, risponde alla raccomandazioe del Comitato delle bambine e dei bambini dell’Onu, che l’8 giugno scorso a Ginevra ha chiesto agli Stati membri di “vietare questi atti di brutalit?” che comportano “uso ingiustificato di violenza, disprezzo degli animali e sfruttamento con tortura e maltrattamenti”.


Categorie: News dal Mondo

Italia seconda dopo Egitto per volatili uccisi dai bracconieri.Nuovo report The killing di BirdLife International con Lipu

02/09/2015

Uccisi a colpi d`arma da fuoco, catturati con le reti o incollati ai rami: sono 25 milioni gli uccelli selvatici uccisi illegalmente ogni anno nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, con l`Italia ai primissimi posti della triste classifica. Lo afferma il nuovo report The killing presentato alla Birdfair 2015, in Inghilterra, da BirdLife International, un report realizzato con i partner dell`area
mediterranea compresa Lipu-BirdLife Italia. Per la prima volta su vasta scala, BirdLife ha così potuto effettuare delle stime del numero di uccisioni illegali effettuate nei singoli paesi.
I dati del report di BirdLife, si legge in una nota della stessa Lipu (Lega italiana protezione uccelli), rivelano una realtà spaventosa, una vera e propria minaccia per la biodiversità.
L`80% delle uccisioni stimate (pari a 20 milioni di uccelli in totale) si concentrano in 10 Paesi. Al primo posto l`Egitto (5,7 milioni) cui segue l`Italia, con 5,6 milioni in media di uccelli uccisi (il numero è compreso tra i 3,4 e gli 8,4 milioni), poi Siria (3,9), Libano (2,6), Cipro (2,3). Chiudono la classifica delle top ten la Grecia (700mila uccelli uccisi ogni anno, la Francia, la Croazia e la Libia (500mila ciascuno), l`Albania (300mila).
Tra i metodi crudeli utilizzati ci sono gli abbattimenti con armi da fuoco, la cattura con le reti, la colla sui rami e l`utilizzo di suoni registrati per attrarre gli uccelli nei luoghi attrezzati con trappole illegali.
Tra le vittime più frequenti dell`illegal killing nel Mediterraneo compaiono il fringuello (2,9 milioni di esemplari uccisi ogni anno), la capinera (1,8 milioni), la quaglia (1,6 milioni) e il tordo bottaccio (1,2 milioni), oltre a specie classificate come Vulnerabili dalla Lista rossa come il chiurlo maggiore.
In Spagna e in Italia tra le specie minacciate che risultano vittime della caccia illegale ci sono il capovaccaio e il nibbio reale, oltre che l`aquila imperiale spagnola (in Spagna) e l`anatra marmorizzata (in Italia).
Parlando di singole aree, la peggiore per illegal killing risulta essere Famagosta, a Cipro (690mila uccelli uccisi), mentre Malta presenta il maggior numero di uccisioni per chilometro quadrato.
I dati sull’Italia, anticipati in sintesi dalla Lipu lo scorso 21 maggio a Roma in occasione del convegno sul progetto Life sul bracconaggio Safe Haven for Wild Birds, parlano di una strage di
fringuelli (tra i due e i tre milioni), pispole (500/900mila esemplari), pettirossi (300/600mila), frosoni (200mila/1 milione) e storni (100/500mila).
Foto: anatra marmorizzata


Categorie: News dal Mondo

Giustizia per Tigrotta, randagio siciliano avvelenato ad Avola e per tutti i cani di nessuno

02/09/2015

“Tigrotta”, una cagnolina randagia è divenuta il simbolo della lotta contra la crudeltà verso gli animali. Tigrotta è morta, probabilmente dopo aver ingerito un boccone avvelenato ad Avola, nella zona di Mare Vecchio. L’associazione Canisciolti ha deciso di dar voce a quanti non si rassegnano a che la sua morte si concluda con un nulla di fatto solo perché lei era un randagio: Tigrotta rappresenta gli Avolesi che amano gli animali, li rispettano, li aiutano.
Canisciolti chiede che vengano sentite le persone che nei giorni antecedenti alla sua morte avevano inneggiato all’odio nei confronti dei randagi.
Vogliono dare un segnale forte alla cittadinanza e alle autorità preposte affinchè la zona sia bonificata, dai bocconi avvelenati, un pericolo per tutti, per i randagi, per i cani di proprietà e anche per i bambini. 
Lassociazione chiede la massima collaborazione delle autorità preposte a verificare l’avvelenamento di Tigrotta tramite autopsia nel più breve tempo possibile per poter così procedere ad una denuncia circostanziata per cui  Canisciolti onlus si costituisce parte civile.
Per sostenere l’iniziativa cliccare qui.


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Cambiamenti di habitat hanno determinato l'evoluzione del cane. Lo testimoniano i fossili di 40 milioni di anni fa

02/09/2015

L’evoluzione dei cani e’ stata plasmata dai cambiamenti climatici, la trasformazione degli ambienti in cui vivevano i ‘nonni’ dei moderni cani li ha spinti a evolvere zampe adatte a correre. A testimoniarlo e’ l’analisi dei fossili, fatta dai ricercatori guidati da Borja Figueirido dell’universita’ americana Brown e pubblicata su Nature Communications, degli ultimi 40 milioni di anni.
Numerosi reperti fossili hanno dimostrato che i progenitori dei moderni cani vivevano nell’attuale Nord America circa 40 milioni di anni fa. Erano animali molto differenti da quelli attuali, somigliavano infatti piu’ a delle manguste, vivevano in un ambiente caldo e ricco di foreste e le loro zampe non erano adatte alla corsa bensi’ al ‘perlustrare’ il territorio. 
La diminuzione globale delle temperature porto’ pero’ a un cambiamento del loro habitat, che divenne piu’ freddo e con sempre meno alberi, fino alla nascita di grandi praterie. Una trasformazione che ando’ a selezionare la nascita di nuove caratteristiche fisiche, piu’ adatte al nuovo ambiente.
Analizzando i fossili di 40 milioni di anni fa i ricercatori hanno evidenziato come il cambiamento climatico abbia guidato la trasformazione della struttura degli arti e dei denti dei primi cani. Da animali adatti agli ambienti boscosi si trasformarono gradualmente in animali piu’ rapidi e agili, capaci di corre a lungo come fanno i moderni lupi, in grado di inseguire per giorni i grandi caribu’. Lo studio dimostra quindi come l’evoluzione di questi predatori non fu semplicemente un
adattamento di ‘rincorsa’ alle prede (come si ritiene ad esempio nel caso di ghepardi e gazzelle) ma un forte ‘motore’ fu il cambio delle temperature e quindi dell’habitat.(ansa).


Categorie: Animali e Cultura