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A Bologna trovato un serpente nel salotto di una casa del centro storico

02/09/2011

Una famiglia bolognese, intorno alle ventuno, era tranquillamente riunita nel salotto della loro casa al centro storico della città, quando ha fatto la sua apparizione un ospite inatteso: un serpente di circa 50 centimetri di lunghezza che presentava sulla livrea strisce nere, rosse e gialle.
Alla vista del rettile, la famiglia ha pensato con terrore di trovarsi di fronte a un velenosissimo serpente corallo del Centro America in grado di uccidere nel giro di pochi minuti causando un blocco neuromuscolare.
Fortunatamente i Vigili del Fuoco e le Guardie zoofile intervenute per catturare il serpente lo hanno identificato come un “corallo falso” diffuso in Sud America. L’innocuo esemplare è stato poi portato al Centro di recupero fauna di Monte Adone mentre la famiglia ancora incredula e sotto choc ha sporto denuncia contro ignoti presso i Carabinieri.
Per chi dovesse imbattersi un un serpente a strisce nere, rosse e gialle e volesse sapere se si tratta di un serpende corallo vero o falso può ricorre ad una semplice filastrocca per riconoscerlo: “Nero su giallo, serpente corallo; Giallo su nero, non è quello vero.” Meglio comunque chiamare un esperto.


Categorie: News dal Mondo

Vivisezione, dati shock: in aumento test più dolorosi

01/09/2011

(LAV 01/09/2011) In grave aumento i dati più recenti legati alla sperimentazione animale in Italia, relativi al biennio 2008-2009: lo rivela la LAV sulla base delle informazioni ottenute nuovamente dal Ministero della Salute grazie a una sentenza del TAR che ha cancellato il segreto su questo tema.
I dati più allarmanti, secondo la Lega Anti Vivisezione, riguardano i seguenti aspetti:
• le autorizzazioni per gli esperimenti “in deroga” – ovvero l’impiego di cani, gatti e primati non umani, l’utilizzo a fini didattici o il non ricorso ad anestesia – sono aumentate da una media di 141 per il biennio del 2007-2009 a 204 per il 2008-2009: numeri quasi raddoppiati per procedure che invece, per legge (Decreto Legislativo 116/92), dovrebbero rappresentare l’eccezione in quanto regolamentate in modo restrittivo. Nell’anno 2000 erano 98.
• Nel merito dei test “in deroga” autorizzati dal Ministero della Salute nel biennio 2008-2009, continuano a essere svolti anacronistici e fallimentari studi relativi all’uso di droghe, alcol e fumo che tolgono fondi per ricerche incruente e a indispensabili campagne d’informazione sulla prevenzione.
Nel 2009 sono state effettuate ben 350 procedure senza il ricorso ad alcuna forma di lenizione: esperimenti che hanno inflitto agli animali intensi e prolungati livelli di dolore.
• Le regioni con il maggior numero di procedure autorizzate rimangono: Lazio, Emilia Romagna, Toscana,  Lombardia e Veneto.
• Sono 11 i nuovi stabilimenti utilizzatori autorizzati dal Ministero della Salute nel 2008-2009 a fare ricerca su animali, per un totale che supera i 600 stabilimenti.
• Sensibile aumento dell’uso sperimentale di alcune specie nel triennio 2007-2009 rispetto al 2004-2006, in particolare: suini, caprini, scimmie (Ceboidea, Cercopithoidea), uccelli, rettili, pesci e altri mammiferi.
Per conoscere tutti i dati, guarda i grafici.
“Lascia amaramente stupiti che vi sia un consistente aumento del ricorso a test invasivi e dolorosi e una crescita degli impianti autorizzati, nonostante lo scenario scientifico nazionale ed europeo sia sempre più orientato alla promozione di metodi sostitutivi all’impiego di animali – afferma la biologa Michela Kuan, responsabile nazionale LAV settore vivisezione – I nuovi dati 2008-2009 contraddicono l’andamento lievemente decrescente del numero di animali utilizzati negli ultimi dieci anni nei laboratori nazionali, che comunque supera la spaventosa cifra di 800 mila animali all’anno, e sono in contrasto tanto con l’impegno delle Istituzioni verso una politica di tutela degli animali quanto con l’opinione pubblica sempre più contraria alla sperimentazione su di essi. Al Governo, al Parlamento e al settore della ricerca chiediamo un maggiore impegno verso lo sviluppo di metodi alternativi, un ambito sperimentale che avanza con successi concreti e utili per la salute umana rendendo l’uso degli animali una pratica sempre più obsoleta ed ingiustificabile”.
“In Italia il principio per il quale il metodo alternativo deve essere preferito all’impiego di animali, stabilito dall’articolo 4 del Decreto Legislativo 116/92 in materia di protezione degli animali usati a fini sperimentali, viene del tutto ignorato sia dall’utilizzatore di animali che dal Ministero della Salute: una situazione che va peraltro a tutto danno della ricerca biomedica italiana e che riteniamo debba essere presto cambiata – sottolinea Michela Kuan – Un’inversione di rotta indispensabile anche alla luce del recepimento della nuova direttiva 2010/63UE: un’occasione che non deve essere assolutamente sprecata dal Ministero della Salute e dagli Enti Governativi per supportare in Italia una nuova ricerca all’avanguardia, che tuteli i pazienti umani ma anche gli animali”.
Rispetto alla sperimentazione animale senza anestesia, ci preme sottolineare che gli animali sono vigili sia durante l’esperimento, che comporta fratture, incisioni, innesti, investigazioni sul cervello ecc., che durante tutto il percorso post-operatorio, iter al termine del quale gli animali vengono soppressi. Lo stesso accade nel caso di inquietanti investigazioni psichiatriche su primati senza anestesia, negli  esperimenti di xenotrapianto dove le scimmie vengono utilizzate come bacini di organi e nelle stimolazioni cerebrali profonde, con elettrodi, su maiali non anestetizzati.
Nell’Unione Europea la situazione è non meno allarmante: infatti il numero degli animali utilizzati e soppressi nei laboratori non tende a diminuire, anzi raggiunge la stratosferica cifra di 12 milioni di animali, con incrementi del 50% di tali sperimentazioni, in alcuni Paesi. Un triste primato che vede in testa Francia, Inghilterra e Germania.
Eppure esistono centinaia di metodi alternativi di grande efficacia (modelli informatici, analisi chimiche, indagini statistiche come l’epidemiologia e la metanalisi, organi bioartificiali, microchip al DNA, microcircuiti con cellule umane) e altri potrebbero essere messi a punto investendo di più in questo innovativo settore della ricerca. Anni fa sembrava utopia fare ricorso a test senza animali, eppure oggi il 70% della ricerca biomedica, ovvero della biologia della medicina, non fa uso di animali (fonte: Istituto Superiore di Sanità) così come per verificare la contaminazione batterica di farmaci, per i test di gravidanza, per diversi test di tossicità su sostanze chimiche (assorbimento cutaneo, mutagenesi e genotossicità,  fototossicità, embriotossicità), in molti casi di verifiche igienico–sanitarie su alimenti o in molte esercitazioni a scopo didattico.

 Guarda il servizio del Tg1 di Roberta Badaloni sui nuovi dati vivisezione: clicca qui.

 Per saperne di più consulta la sezione del sito www.lav.it dedicata alla Vivisezione.


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Manovra. l’Enpa: «Ridurre l’iva su prestazioni veterinarie e alimenti per animali»

01/09/2011

L’Enpa sollecita la presentazione di due emendamenti alla manovra finanziaria relativi alla riduzione dell’Iva su prestazioni veterinarie e alimenti per animali (pet food); per le prime l’imposta dovrebbe passare dall’attuale 20% al 10% per i secondi dal 20% al 4%. Non solo la riduzione dell’Iva sulle prestazioni veterinarie è perfettamente in linea con la Direttiva per la libera circolazione dei professionisti in Europa ma appare anche assurdo considerare prestazioni veterinarie e il cibo per gli animali alla pari dei “beni” di lusso visto che come tali sono tassati oggi. Alimentare in modo idoneo gli animali con il pet food non è una scelta di lusso, ma un dovere di ogni proprietario responsabile. Sarebbe quindi auspicabile che la scelta di condividere la propria vita con un animale non diventasse motivo di speculazione da parte dello Stato che dovrebbe invece incentivare la corretta relazione uomo-animale e applicare ogni strategia necessaria, anche economica, per eradicare il triste fenomeno del randagismo.


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Zoo di Tripoli, mentre fuori infuria la battaglia gli animali restano senza cibo e senza acqua

01/09/2011

Nella tragedia che sta vivendo il popolo libico, dove ogni giorno i morti si contano a centinaia, il benessere degli animali è passato in secondo piano, anzi dimenticato, ma anche loro sono esseri senzienti e soffrono delle privazioni causate dalla guerra.
Subito dopo l’entrata a Tripoli delle truppe ribelli, gli animali dello Zoo cittadino sono stati abbandonati, per una settimana nessuno è andato ad accudirli lasciandoli in condizioni igieniche pessime senza cibo e senza acqua in un Paese dove il clima torrido ha potuto solamente aggravare la situazione.
Le sofferenze degli animali sono state scoperte da una troupe della Cnn impegnata a riprendere gli scontri per le strade della capitale che attirata dal rugito di un leone ha deciso di fare un sopralluogo all’interno dello Zoo sebbene gli ingressi fossero chiusi e uno dei custodi cercasse di convincere giornalisti e operatori che la struttura era chiusa per restauro e gli animali trasferiti altrove.
La troupe americana non si è lasciata ingannare e all’interno dello zoo ha trovato chiusi nelle gabbie gli animali in evidente stato di denutrizione e molto aggressivi per la mancanza d’acqua.
Davanti all’evidenza, il custode del parco ha ammesso che gli animali, a causa delle battaglie in atto a Tripoli, erano rimasti senza alcun sostentamento per sette giorni ma che con il normalizzarsi della situazione una decina dei duecento dipendenti normalmente presenti nello zoo avevano già ripreso a occuparsi di loro e a nutrirli. Purtroppo la disponibilità di cibo è ancora limitata e a soffrirne maggiormente sono i grandi felini che necessitando di notevoli quantità di carne devono accontentarsi di metà razione.
La Cnn spera di far arrivare un aiuto agli animali grazie a un appello lanciato in tv per far conoscere la situazione dello Zoo di Tripoli sottolineando che senz’acqua sufficiente e in presenza di temperature roventi gli animali rischiano di non sopravvivere.

Video girato dalla troupe della Cnn


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Studiato per i cervi un vaccino anticoncezionale, in futuro possibile anche per cani e gatti

01/09/2011

Arriva dagli USA un vaccino anticoncezionale studiato dai ricercatori del U.S. Department of Agriculture e del Wildlife Research Center di Fort Collins, in Colorado, per porre un freno agli slanci amorosi dei cervi che ogni anno negli Stati Uniti causano oltre un milione e mezzo di incidenti stradali e una media di 12 vittime al mese. I cervi durane il periodo degli amori, specialmente in autunno, sono talmente presi dal desiderio di accoppiarsi e riprodursi che attraversano boschi e strade senza badare agli ostacoli e ai pericoli.
Il vaccino, creato per i cervi e per ora reperibile solo negli Stati Uniti, potrebbe  in futuro essere utilizzato anche per altri animali, fra cui cani e gatti.
David Goldade al meeting dell’American Chemical Society presentando il vaccino ha evidenziato che “altri prodotti per il controllo delle nascite possono impedire ai cervi di produrre prole, ma non eliminano i comportamenti legati all’accoppiamento. Questo non cancella quindi il rischio di situazioni di pericolo quando maschi e femmine si inseguono in autostrada. Con il nuovo vaccino, invece, il cervo non prova nemmeno ad accoppiarsi”.
Il GonaCon*, questo è il nome del farmaco, potrebbe essere usato anche per eliminare i comportamenti problematici degli animali domestici legati alla sessualità come il marcare il territorio, l’aggressività e gli allontanamenti da casa senza ricorrere alla castrazione o alla sterilizzazione.


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