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Tumori e cellulari, LAV a Martini: no studi su animali

01/06/2011

La LAV chiederà al Sottosegretario alla Salute, on. Martini, di non autorizzare sperimentazioni su animali per valutare l’incidenza dei campi elettromagnetici prodotti dai cellulari sullo sviluppo di tumori, e di sostenere, in alternativa, ricerche basate su metodi sostitutivi, come test in vitro e studi epidemiologici, investigazioni sicure, etiche e attendibili.
L’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Oms, infatti, al termine di una review degli studi che riguardano più di 10 anni di investigazioni, ha definito i campi elettromagnetici prodotti dai telefonini come “possibly carcinogenic“, basandosi sia su test sugli animali che su dati provenienti da studi epidemiologici sull’uomo.
Le evidenze sono state giudicate “limitate” per quanto riguarda il glioma e il neurinoma acustico (tumore del nervo uditivo), mentre per altri tipi di tumore non ci sono dati sufficienti.
Questi dati, però, sono stati sufficienti a far scattare l’allarme, nonostante siano già state avviate altre investigazioni, che coinvolgono 250 mila persone, che si aggiungeranno ai 30 studi indipendenti condotti in tutto il mondo nel decennio passato, fra cui anche dall’Oms, che hanno concluso che gli standard attuali di sicurezza per i cellulari assicurano protezione alle persone contro tutti i rischi conosciuti per la salute.72967_Occhio-all_orecchio---cellulari-e-tumori-cerebrali_320x200
Purtroppo, poi, anche in questo ambito gli studi sull’uomo non sono ritenuti sufficientemente indicativi e, seppure ci siano molteplici evidenze scientifiche che dimostrano come ricerche che hanno avuto come modello la nostra specie abbiano permesso grandi passi avanti nel combattere il cancro (trattamenti antitumorale per il seno, pancreas, colon, tumori infantili, correlazioni genetiche e meccanismi di insorgenza), saranno finanziati test su animali.
“Facciamo appello al sottosegretario Martini affinché non vengano finanziate indagini infruttuose ed eticamente inaccettabili, anche in considerazione dei costi che comporta l’utilizzo di modelli animali in vivo rispetto all’ampia gamma di campioni statistici umani, facilmente reperibili – commenta Michela Kuan, biologa responsabile LAV settore vivisezione – fattore che riveste un’importanza fondamentale, viste le gravi condizioni in cui versa la ricerca nel nostro Paese”.

 Fonte: www.lav.it


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