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Tornati a casa il cane Birba, la gatta Olivia e i suoi 3 micini in isolamento da giugno per "non" aver contratto Lyssavirus

30/12/2020

Finalmente Birba, Olivia e i suoi tre gattini sono tornati a casa. Il cane e i gatti, tutti della medesima proprietaria, sono stati in isolamento  dal 13 giugno per capire se avessero contratto il Lyssavirus da un gatto malato. Nonostante le soluzioni proposte e il fatto che stessero bene (i tre micini erano nati addirittura dopo la morte dell’altro gatto di casa, con il quale mai si erano incontrati) non non è stato possibile riportarli a casa prima dello scadere di una quarantena di sei mesi. Ora finalmente i pelosetti si sono riuniti alla loro famiglia con tanta emozione e qualche indugio come dichiarato dalla proprietaria al Corriere d’Arezzo.
“Stanno bene, e per questo ringrazio l’Enpa e i suoi volontari per quello che hanno fatto per contenere i disagi legati a questa situazione – spiega Elisabetta, la proprietaria -. Appena mi ha vista Birba sembrava non credere che fossimo proprio noi. Ma quando le abbiamo messo il guinzaglio ha cominciato a tirare, voleva andarsene. I gatti sembrano aver reagito meglio. Alla fine sono stati insieme per tutto il tempo. Ancora siamo tutti frastornati: Birba ha ripreso la sua routine, dorme nella sua cuccia, mangia, sta bene ma si vede che qualcosa è cambiato. E’ sospettosa, tende a isolarsi. Ma è qui. Abbiamo tutto il tempo per cercare di farle dimenticare questa parentesi della sua vita dopo dieci anni sempre con noi. Abbiamo passato momenti di grande sconforto e spesso ho temuto che non ce la facesse. Ma è andata. Dicono che la memoria dei cani sia breve, che ricordano le brutte esperienze solo quando si ripresentano. Speriamo non succeda mai più”.
Il virus denominato “West Caucasian Bat Lyssavirus” ( WCBL) appartiene a Lyssavirus tipici dei pipistrelli e, da un punto di vista filogenetico, è molto lontano e diverso dal Lyssavirus agente eziologico della rabbia classica.  La capacità di trasmissione dal serbatoio naturale ad un’altra specie rappresenta un evento estremamente limitato, a cui non fa seguito una diffusione epidemica. Attualmente, non ci sono evidenze di trasmissione da animale a uomo.

 

 


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