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"TartaTag" il satellitare che veglia sulle caretta caretta

23/05/2019

Dove vanno le tartarughe marine curate nei centri di recupero e di primo soccorso, una volta tornate in libertà? A seguire le loro rotte ci pensa un tag satellitare, quello messo a punto dal team del dipartimento di biologia dell’Università di Pisa guidato da Paolo Luschi, in collaborazione con l’Area Marina Protetta Isole Egadi, e che viene posizionato sul carapace dell’animale prima di essere rilasciato in mare, una volta guarito.
Insieme, l’ateneo e l’Amp, hanno infatti avviato un progetto di monitoring satellitare. “I segnali dei tag sono recepiti dai satelliti permettendo così di continuare il monitoraggio da remoto degli esemplari curati presso il Centro di primo soccorso tartarughe marine di Favignana e di conoscerne i tragitti, le tappe e i chilometri percorsi, oltre che di approfondire la conoscenza della specie e le sue abitudini”, spiega Giulia Cerritelli, dipartimento biologia dell’università di Pisa.
In particolare, tra i sistemi sperimentati c’è l’innovativo tag Iridium, uno dei dispositivi utilizzati per il monitoraggio delle tartarughe, dotato di una tecnologia di Gps sperimentata per la prima volta in Italia nell’ambito di questo progetto. Poco invasivo per l’esemplare, rispetto ai precedenti dispositivi sperimentati ha una maggiore precisione nel fornire informazioni sull’animale, trasmette i dati con più frequenza e consente un monitoraggio fino di a 12 mesi.
Ad essere dotate di tag satellitari, i ‘Tartatag’, attualmente sono Aretusa, l’ultima caretta caretta liberata a Favignana, il cui percorso sarà quindi tutto da scoprire, Dian e Rita, due femmine di Caretta caretta di 35 e 25 anni, lunghe oltre 60 cm (75 cm Dian e 62,5 cm Rita) e un peso di 55 kg e 26 kg. Soccorse, curate e già rimesse in libertà, grazie al tracker sappiamo che in totale hanno percorso oltre 1100 km negli ultimi due mesi lungo le coste siciliane, a una velocità media di 1.5 km/h. (Adnkronos)

 


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