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Queena, un cane di famiglia, è l’ennesima vittima delle doppiette colpita nei pressi della sua abitazione L'Enpa attiva l'ufficio legale

28/09/2015

Il suo proprietario non sembra avere dubbi che a ridurre in fin di vita il pastore tedesco Queena, martoriandone il corpo con centinaia di pallini, sia stato un colpo di fucile esploso da un cacciatore nei pressi dell’abitazione (la legge, la 157/92 vieta di sparare a meno di 100 metri dalle abitazioni) dove il cane viveva con la propria famiglia, ad Osimo (Ancona). La cagnetta Queena è ancora viva e sta disperatamente lottando per sopravvivere. Ma anche se dovesse farcela, il suo destino è segnato: resterà paralizzata.
L’Enpa, in una nota, dichiara: «Siamo vicini e vicini alla famiglia e a Queena; naturalmente, qualora vi dovesse essere la possibilità, ci costituiremo parte civile nei confronti di colui il quale, oltre ad avere sparato al cane non ha esitato, in modo tanto vile quanto ignobile, ad allontanarsi senza prestargli alcun soccorso. Il tutto, è bene ricordarlo, a pochi metri di distanza da un’abitazione», fa sapere Andrea Brutti, dell’Ufficio Fauna Selvatica di Enpa.
«I cittadini – prosegue Brutti – sono stanchi di vivere sotto assedio, in un territorio militarizzato, dove alcune persone, spesso in violazione delle norme, si trovano a sparare in un contesto fortemente antropizzato e cementificato come quello di Osimo. Piaccia o meno, caccia e bracconaggio sono un’emergenza che tocca l’intera collettività perché quando si spara si crea un problema di sicurezza e di tutela della pubblica incolumità.».
Per questo, nei comuni ad elevata densità abitativa occorre vietare l’esercizio dell’attività venatoria con apposite ordinanze e incrementare i controlli, spesso molto carenti. Controlli (medici, in questo caso) che devono essere previsti soprattutto per i cacciatori (spesso molto in là con gli anni) che imbracciano il fucile e vagano per le campagne.
«Chi commette un reato deve essere punito a norma di legge; questo vale anche per i cacciatori che non godono di alcuna forma di immunità. Tra l’altro, nel caso in questione non ci troviamo di fronte ad un fatto “eccezionale” – conclude Brutti – perché, se le autorità dovessero confermare che a ferire Queena è stato proprio un cacciatore, la cagnetta sarebbe soltanto l’ennesima di una delle numerose vittime delle doppiette. Per averne conferma basta guardare il vero e proprio bollettino di morti e feriti che segna ogni anno il procedere della stagione venatoria; una situazione insostenibile anche per l’economia del Paese, dal momento che gli spari penalizzano il turismo. Le persone hanno paura, e hanno ragione ad averne».


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