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"L'abbandono non risparmia nessuno". Per i Comuni un costo di 200 mln/anno

05/07/2011

Al dramma dell’abbandono estivo di cani e gatti, che per l’80% di questi animali si conclude purtroppo con la morte a causa di incidenti stradali, fame, sete, avvelenamento o maltrattamenti, si somma il costo sociale dell’abbandono: lo denuncia la LAV, attiva con una campagna di sensibilizzazione patrocinata dal Segretariato sociale RAI , che stima in 200 milioni di euro all’anno la spesa pubblica dei Comuni (e quindi dei cittadini) per il solo mantenimento dei circa 200 mila i cani ospitati nei canili italiani convenzionati con le Amministrazioni comunali. Questo perché la tariffa media per ogni cane in canile corrisponde a circa 1.000 euro l’anno. Tale cifra, moltiplicata per la media di 7 anni di permanenza in canile, raggiunge dunque i  7mila euro per ciascun cane dal suo ingresso nella struttura fino alla morte.
“Oltre alla grave responsabilità morale che si accompagna al gesto dell’abbandono di animali, esiste una precisa responsabilità giuridica: abbandonare animali è un reato punito con l’arresto fino a un anno o con un’ammenda fino a 10.000 euro”, dichiara Ilaria Innocenti, responsabile LAV settore Cani e Gatti “Occorre spendere meno e spendere meglio e ciò è possibile investendo nella prevenzione troppo spesso invece trascurata nonostante l’indubbia importanza che essa ha per contrastare il fenomeno e garantire alla collettività un notevole risparmio di fondi che potrebbero essere impiegati in altre attività socialmente utili. Per ridurre il fenomeno, oltre ad attuare azioni ‘tampone’ come il conferimento dei cani in canile – prosegue Ilaria Innocenti – la LAV propone quindi di investire risorse in campagne di sterilizzazione dei randagi, oltre che nell’incremento di politiche che favoriscano le adozioni e scoraggino il commercio di animali”.
Fondamentale contrastare anche il randagismo felino, molto spesso trascurato, attraverso l’identificazione dei gatti tramite microchip. Secondo i dati più recenti trasmessi dalle Regioni al Ministero della Salute (riferiti al dicembre 2007), infatti, sarebbero 2,6 milioni i gatti randagi: un numero che non subisce flessioni neppure nelle Regioni del centro nord, in cui quello canino ha invece proporzioni contenute.
“Una strategia particolarmente utile sarebbe, poi, l’incentivazione della sterilizzazione di cani e gatti di privati cittadini. Sono infatti questi che spesso incrementano il randagismo producendo cucciolate”, aggiunge Ilaria Innocenti.
Allo scopo di avere una panoramica aggiornata della situazione relativa al randagismo e ai canili, la LAV ha chiesto alle Regioni alcuni dati, dal numero di canili sanitari e rifugi presenti sui loro territori, al numero dei cani regolarmente registrati, oltre a una stima dei cani randagi. Sette le Regioni che hanno risposto ai quesiti della LAV: Abruzzo, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto, oltre alla Provincia Autonoma di Bolzano. Le regioni del sud, che sono quelle a più alto tasso di randagismo, risultano latitanti nel fornire alla LAV dati che sono pubblici.
Tra le Regioni che hanno risposto ai quesiti della LAV, quella che presenta un maggior numero di cani iscritti in anagrafe è la Lombardia con 1.026.691 cani registrati, seguita dal Veneto con 692.575 cani registrati. Al terzo posto il Piemonte con 470.625 cani registrati. A seguire Emilia Romagna (469.490), Umbria (236.467), Abruzzo (169.013) e Valle d’Aosta (18.794). La Provincia Autonoma di Bolzano non ha fornito il dato complessivo dei cani registrati.
Per quanto riguarda la presenza di canili la Lombardia ne ha 108; il Piemonte 82, l’Emilia Romagna 71, il Veneto 33, l’Abruzzo 36, l’Umbria 29, la Provincia Autonoma di Bolzano 3, la Valle d’Aosta ha 1. Solo l’Abruzzo ha comunicato una stima dei cani randagi nel numero di 15.220, mentre la Valle d’Aosta considera il fenomeno randagismo praticamente inesistente, (vedi tabella allegata per dettagli).
Oltre a rinnovare l’appello a non abbandonare animali, la LAV ricorda che il nuovo Codice della strada introduce l’obbligo per chiunque di fermarsi e soccorrere un animale ferito. Chi non lo fa è punito con sanzione amministrativa. Chi assiste o è coinvolto in un incidente stradale provocante danni ad animali, in assenza di un numero di pronto soccorso specifico e pubblico per animali feriti, deve contattare il Servizio Veterinario della ASL di competenza territoriale al fine di assicurarne un tempestivo intervento di soccorso. Di fronte a un’omissione di soccorso, infine, è opportuno coinvolgere anche le forze di polizia (Polizia Stradale e Polizia di Stato 113, Corpo Forestale numero telefonico nazionale 1515, Carabinieri 112, Guardia di Finanza 117, Polizie Locali/Municipali/Provinciali chiamando il centralino di Comune o Provincia) fornendo loro tutti i dettagli utili all’individuazione dei responsabili.

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