Il Parlamento Europeo ha approvato l’11 maggio scorso il nuovo Regolamento comunitario in materia di “Denominazione dei prodotti tessili e relativa etichettatura” che prevede l’introduzione dell’indicazione obbligatoria delle pellicce animali. Ad oggi, infatti, i consumatori italiani ed europei non sono in grado di riconoscere se un prodotto tessile sia confezionato con pelliccia animale, ma, grazie al nuovo dettato comunitario, tutti i capi di abbigliamento dovranno presto riportare in etichetta l’eventuale presenza di parti animali (pellicce, pelle/cuoio e piume) con la dicitura: “Contiene parti non tessili di origine animale”.
Un traguardo cui hanno contribuito la LAV e le altre associazioni animaliste componenti della coalizione internazionale Fur Free Alliance che in questi mesi hanno proposto e sostenuto specifici emendamenti alla proposta di un nuovo Regolamento comunitario in tema di etichettatura di prodotti tessili.
Il disegno originario, infatti, consisteva in un provvedimento puramente tecnico, finalizzato alla semplificazione delle diverse norme già vigenti in materia di etichettatura dei prodotti tessili, anche al fine di accelerare l’introduzione nel mercato di nuove fibre e prodotti innovativi.
La LAV esprime soddisfazione per l’introduzione dell’obbligo di etichettatura delle pellicce e di altri prodotti come pelle/cuoio e piume, considerata l’iniziale opposizione del Consiglio dell’Unione Europea che, in prima lettura, si era limitato ad accogliere la riunificazione in un unico testo della normativa vigente respingendo altre possibilità di estensione.
”Da quando nel marzo del 2010 la proposta di Regolamento approdò alla Commissione per il Mercato Interno e la Tutela del Consumatore (IMCO) del Parlamento UE, la LAV ha monitorato ogni singolo passaggio della proposta legislativa, presentando e sostenendo gli emendamenti che hanno introdotto l’etichettatura obbligatoria delle pellicce – dichiara Simone Pavesi, responsabile LAV Campagne Pellicce – Si tratta di un primo importante passo in avanti compiuto nell’interesse degli animali e dei consumatori che così, potranno compiere più facilmente una scelta informata e responsabile acquistando prodotti fur-free”.
– Cosa cambia con il nuovo Regolamento UE:
Pellicce e Pelli
I capi di abbigliamento contenenti prodotti di origine animale quali pelliccia, pelle o piume, dovranno essere etichettati con la dicitura: “Contiene parti non tessili di origine animale”. In questo modo i consumatori sapranno realmente di cosa è fatto il prodotto che intendono acquistare e quindi ponderare l’eventuale acquisto in considerazione dello sfruttamento degli animali appositamente utilizzati per la realizzazione del prodotto stesso.
I prodotti tessili immessi sul mercato prima di sei mesi dopo l’entrata in vigore del Regolamento possono continuare a essere messi a disposizione sul mercato sino a due anni e sei mesi dopo l’entrata in vigore del Regolamento.
“Made in”
Per permettere ai consumatori di verificare l’origine dei prodotti tessili fabbricati fuori dall’UE, il Parlamento UE aveva proposto che l’indicazione del paese di origine dovesse essere obbligatoria. Tuttavia il Consiglio dell’Unione Europea ha rimandato questo aspetto ad ulteriori approfondimenti da parte della Commissione UE che, entro il 30 settembre 2013, dovrà presentare uno studio sulla fattibilità di un sistema di etichettatura “made in” al fine di dare ai consumatori informazioni accurate sul Paese d’origine e altre informazioni supplementari per assicurare la totale tracciabilità del prodotto.
Esenzioni per abiti sartoriali
Non sarà obbligatorio indicare in etichetta la presenza di parti non tessili di origine animale, in prodotti sartoriali.
Possibili nuovi requisiti di etichettatura
La Commissione UE dovrà inoltre valutare la possibilità di armonizzare i requisiti di etichettatura (attualmente volontaria) circa la presenza di sostanze allergeniche, infiammabili e per la corretta identificazione di materiali ecologici.
Un mercato in declino
Oggi in Italia le donne che dichiarano di indossare una pelliccia sono diminuite dagli 8 milioni del
– il 64,7% della produzione mondiale di pellicce di visone (più di 30 milioni di animali);
– il 55,6% della produzione mondiale di pellicce di volpi (più di 2 milioni di animali).
Fonte: www.lav.it
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