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Oggi 28 giugno a Bruxelles piu' di 500 attivisti chiedono la chiusura dei delfinari. l'Enpa in prima fila

28/06/2013

Ric O’Barry, ex trainer protagonista del documentario Premio Oscar “The Cove“, sarà presente alla manifestazione che inizierà alle ore 15 in Place Victor Horta (Bruxelles) di fronte agli uffici dell’ “Health, Food Chain Safety and Environment” insieme a più di 500 attivisti provenienti da tutta Europa con la richiesta di chiudere i delfinari.
In Europa ci sono 34 delfinari con 386 cetacei appartenenti a 6 specie diverse: tursiopi, orche, beluga, focene, grampi e inie. Ricerche scientifiche evidenziano che l’aspettativa di vita di questi animali in cattività è decisamente ridotta e che la mortalità tra i neonati è talmente elevata che la popolazione di cetacei nati in cattività non riesce a soddisfare le richieste del mercato e che, proprio per questo, vi è l’esigenza di ulteriori catture in natura. E’ la stessa EAZA (Associazione Europea Zoo ed Acquari) ad ammetterlo.
Contrariamente a quanto la norma consentirebbe per l’uso dei cetacei con finalità commerciali, ben 98 tra quelli presenti in Europa provengono da catture effettuate in natura da Paesi quali: Cuba, Russia e Usa. Si valuta che questi dati siano, peraltro, assolutamente sottostimati.
Senza ombra di dubbio per entrare in un delfinario si paga un biglietto e nonostante sia vietata l’importazione dei cetacei a scopi commerciali, tutto questo avviene costantemente, in spregio delle norme.
“Da una serie di Report effettuati da Whale and Dolphin Conservation, da Born Free e dalle Associazioni del network ENDCAP tra le quali anche l’Enpa -dichiara Ilaria Ferri direttore scientifico della Protezione Animali – emergono sconcertanti realtà. Nonostante le norme lo vietino, gli animali sono costretti ad esibirsi, addestrati attraverso la deprivazione alimentare e sottoposti ad una continua musica assordante durante gli show. Gli animali sono anche obbligati ad avere contatti con le persone causando quindi un serio problema di reciproca tutela della salute e di incolumità. Nonostante in Italia sia vietato entrare in contatto con il pubblico, secondo quanto previsto dal Decreto n.469/2001 che stabilisce criteri per la detenzione dei Tursiopi (delfini), abbiamo verificato che in ben 5 strutture presenti in Italia tutto questo accade regolarmente durante gli spettacoli. La violazione della norma è costante, anche perché le strutture non rispondono ai minimi criteri che la norma prevede, sia per quanto concerne le strutture che per la gestione degli animali. E assordante è il silenzio dei Ministeri competenti che non prendono provvedimenti nonostante siano stati chiamati più volte a farlo da noi.»
«Considerando che queste creature sono sottoposte a continue violazioni, visto che non sono nella condizione di poter esprimere comportamenti naturali – prosegue Ferri – ; che sono sottoposte ad addestramenti coercitivi e deprecabili; che quasi nessuna struttura in Europa è risultata adeguata alla normativa vigente (direttiva 1999/22/EC); che le strutture non possono avere alcun ruolo educativo e che non risultano aver fornito dati significativi per la conservazione, anzi sono responsabili di continue catture in mare per rifornire i delfinari (alimentando anche l’orrore della mattanza dei delfini in Giappone nella Baia di Tajij) richiediamo l’immediato intervento dell’Unione Europea affinché garantisca, come previsto dai trattati, la corretta applicazione delle norme nei Paesi membri e che provveda alla richiesta di immediata chiusura di tutte le strutture che detengono cetacei in Europa.» 


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