Vivevano prigionieri in minuscole gabbie, talmente piccole da non poter consentire loro di aprire le ali, in luoghi sporchi e spesso al buio. Grazie all’operazione “Liberi di Volare” durata un paio di mesi e condotta dalle Guardie Zoofile Enpa del Veneto insieme alle forze di Polizia l’incubo di oltre 100 uccelli “da richiamo” è finalmente finito. I volatili sono stati sequestrati in Veneto e i cacciatori che li detenevano sono stati denunciati a vario titolo per detenzione in condizioni incompatibili con la propria natura, maltrattamento di animali, falsificazione o mancanza di sigilli e violazione delle leggi che tutelano la fauna selvatica. Si tratta di un’operazione molto vasta ed importante che punta i riflettori su uno dei più gravi e diffusi maltrattamenti degli animali del nostro tempo eppure poco conosciuto ai più: quello degli uccelli cosiddetti da “richiamo” che al 90% vengono catturati in natura, ingabbiati e per tutta la vita costretti a vivere in una spazio minuscolo che non gli permetterà neanche di aprire le ali, spesso in mezzo ad escrementi e acqua putrida, senza nessuna possibilità di espletare i loro bisogni etologici.
Le sofferenze che questi uccelli hanno patito sono davvero inaccettabili. Oltre alla negazione del volo le Guardie zoofile Enpa di Vicenza, Verona e Treviso hanno certificato le torture a cui venivano sottoposti: dalla detenzione al buio allo spennamento a vivo nei mesi estivi per sfalsargli il ciclo biologico e farli cantare in autunno, alla mancanza totale di cure veterinarie, alla detenzioni in luoghi sporchi, costretti a vivere in mezzo agli escrementi.
“Nell’operazione “Liberi di volare” – ha dichiarato Renzo Rizzi, ispettore regionale del Veneto delle Guardie zoofile Enpa – prima di muoverci abbiamo lavorato molto sulla documentazione da presentare alle Procure, doveva essere completa e inattaccabile. Non è facile comprendere perché una persona maltratti i suoi animali, probabilmente perché tenerli sacrificati in questo modo è una barbara tradizione ultracentenaria o forse perché per i cacciatori sono come cose inanimate da usare quando servono”.
L’Ente Nazionale Protezione Animali ricorda ancora una volta che la detenzione di uccelli da richiamo nelle gabbiette utilizzate per la caccia è maltrattamento. Le numerose sentenze in Cassazione non lasciano dubbi su questo. Eppure il fenomeno è estesissimo. Inoltre, ricordiamo che il prelievo in natura di questi animali in è praticamente impossibile dal momento che sono vietati i mezzi di cattura come ad esempio reti o roccoli. L’Enpa stima che solo in provincia di Vicenza almeno centomila animali siano costretti a vivere in queste condizioni.
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