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L’allevamento fallisce e la barboncina Minù va all’asta

28/02/2017

All’asta come un qualsiasi oggetto , senza vita, senza sentimenti a cui si può apporre un’etichetta con il prezzo.
Si tratta invece di Minù, una barboncina di 8 anni dotata di microchip e certificato Enci (Ente nazionale cinofilia italiana). battuta all’asta a Pisa sabato scorso dopo il pignoramento di un allevamento in provincia di Pisa.
Prezzo base di partenza 200 euro, qualche rilancio fino a 300 e ad aggiudicarsi la barboncina è una giovane di Pietrasanta,  proprietaria di un’azienda agricola. Al fianco della nuova proprietaria l’associazione “Code nel cuore”, che ha promosso una raccolta fondi per la cagnolina affetta da una forma di dermatite e bisognosa di cure veterinarie.
Sono gli stessi addetti dell’Istituto a dire, anche prima dell’asta, quanto la vicenda abbia toccato anche loro. Minù era presente alla vendita, e ha aspettato pazientemente il suo nuovo proprietario, tra rilanci che appunto hanno toccato i trecento euro, con la vittoria della ragazza. “Sono contenta – ha detto – sono da sempre in contatto con associazioni che curano gli animali. Il nome del cane è Minù, credo sia un bel nome, penso di lasciarglielo”.
Ma è possibile mettere all’asta un essere vivente, senziente che ha dei sentimenti?
L’articolo 514 del codice di procedura civile, dello scorso anno, che aggiungeva all’elenco di cose mobili assolutamente impignorabili anche «gli animali di affezione o da compagnia tenuti presso la casa del debitore o negli altri luoghi a lui appartenenti, senza fini produttivi, alimentari o commerciali; e gli animali impiegati ai fini terapeutici o di assistenza del debitore, del coniuge, del convivente o dei figli». Diverso però sembra essere il caso del barboncino che provenendo da un allevamento non fa parte degli animali d’affezione.
Del caso, se ne è occupata anche la Lav  per tutelare il futuro del barboncino e indagare anche sull’allevamento di provenienza.


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