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La Lav replica alla presa di posizione di Marco Travaglio in materia di reati ambientali e contro gl

01/07/2011

“Ascoltiamo con vivo stupore e forte delusione la presa di posizione di Marco Travaglio in materia di reati ambientali e contro gli animali, la cui depenalizzazione sarebbe a suo parere la soluzione giusta per non ingolfare i tribunali italiani. Dispiace sinceramente assistere ad un tale macroscopico errore metodologico nel voler risolvere il problema della lentezza della giustizia, che certamente sussiste e di cui siamo tutti consapevoli, ma che ancora una volta si propone di risolvere nel modo sbagliato”.
Questo il commento della LAV al parere espresso dal giornalista in un video-editoriale pubblicato su youtube (dal 31° minuto).
“Sarebbero altre le soluzioni da adottare per affrontare il problema dei tempi della giustizia italiana, come garantire maggiori risorse alla magistratura e alle Forze di polizia, anziché depenalizzare i reati ambientali e contro gli animali, che hanno una forte valenza sociale e dimostrano l’avanzamento culturale della nostra nazione”, prosegue l’Associazione.
“Ma il discorso di Travaglio, prima che politicamente, lascia  perplessi e rischia di generare confusione tra i non addetti ai lavori sotto il profilo tecnico-giuridico – afferma Maurizio Santoloci, magistrato e direttore dell’Ufficio Legale LAV – il giornalista, infatti, sostiene che il maltrattamento animale non dovrebbe essere un reato “penale”:  ci chiediamo se esistano reati “non penali” e magari “reati amministrativi”.
Marco Travaglio prosegue affermando che in luogo del reato (“penale”) si dovrebbe irrogare una multa in via amministrativa appellabile una sola volta, “peccato che la “multa” è una sanzione penale per i reati-delitti, che solo un giudice penale può irrogare (e che poi è proprio l’attuale pena prevista per chi maltratta gli animali!) – prosegue Santoloci – una “multa” non può essere certo “amministrativa”: semmai si tratterà di una “sanzione amministrativa” (singolare, poi, in questa miscellanea giuridica a cavallo tra penale ed amministrativo il nuovo concetto di unico grado di “appellabilità”)”.
Al d là di tali aspetti formali (che pure sono fondamentali), va rilevato che la “sanzione amministrativa” che Travaglio (confondendola con la multa “penale”) auspica per i reati a danno degli animali è una sanzione della stessa natura e tipologia dell’illecito di parcheggio di auto in divieto di sosta! “Vi immaginate quale effetto deterrente e repressivo tale sanzione può avere verso chi fa del maltrattamento degli animali uno stile comportamentale seriale ed un business sistematico, oltre ai fenomeni della zoomafia come i combattimenti tra cani  o le corse clandestine dei cavalli? – aggiunge Santoloci – E si dimentica che il maltrattamento riguarda non gli episodi risibili da lui citati ma fatti gravi nel campo della macellazione, trasporto su strada, bracconaggio, e molti aspetti commerciali ove l’animale è ancora trattato come una cosa inanimata”.
Rispetto alle pene che il giornalista definisce “irrisorie”, vogliamo ricordare che il codice prevede sino a 2 anni di reclusione per l’uccisione di un animale e 18 mesi per il maltrattamento, con prescrizione che sale sino a 7 anni. Quanto poi all’impunibilità dei maltrattatori, sono decine e decine i casi di condanna a carico di responsabili di maltrattamenti contro di centinaia di animali, come ad esempio i titolari di allevamenti abusivi o di canili lager, che per merito di queste norme si sono visti sottratti, sin dall’inizio, gli animali grazie al sequestro e la successiva confisca. Animali che sono stati così realmente salvati.
Spiace infine precisare che mentre Travaglio chiede che i reati contro gli animali siano depenalizzati una direttiva comunitaria, la DIRETTIVA 2008/99/CE, impone agli Stati membri di applicare la tutela penale per ambiente ed animali, proprio perché la Comunità è preoccupata per l’aumento dei reati ambientali e per le loro conseguenze, reati che stando alla Comunità europea, esigono una risposta adeguata. Lo stesso Trattato di Lisbona all’art 13, richiamando il principio già previsto nel Protocollo allegato al Trattato di Amsterdam, riconosce  gli animali quali “esseri senzienti” 
 “Ci auguriamo che i discorsi ascoltati oggi restino una posizione isolata, posizione che delude certamente, come lo stesso giornalista ammette, gli ambientalisti ed animalisti, ma che sicuramente farebbe felici tutti coloro per cui ambiente ed animali sono solo un ostacolo ad attività economiche senza scrupoli, e quanti proprio sulla pelle degli animali fondano enormi interessi economici, come dimostra il coinvolgimento sempre crescente della criminalità organizzata”, conclude l’avv. Carla Campanaro.

fonte:www.lav.it


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