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Io, Claudia e Plük, il racconto autobiografico del viaggio meraviglioso e contraddittorio che è la vita condiviso con un cane

09/03/2012

“È una storia che potrebbe essere una storia qualunque, una storia uguale alle altre. Quando, però, si parla del proprio amico a quattro zampe, cambia tutto e la storia diventa unica e irripetibile”. Con queste parole Maria Grazia Crozzoli, torinese classe 1962, sembra quasi voler mettere le mani avanti nell’introduzione del suo “Io, Claudia e Plük” (Gruppo Editoriale Castel Negrino, ottobre 2011). Come a dire: so che potrebbe sembrare una storia già letta mille altre volte, ma per me è, e resta unica. In effetti questo esordio narrativo della Crozzoli segue quel filone, ricchissimo negli ultimi anni, in cui il cane diventa protagonista e strumento per raccontare un pezzo di vita. Pensiamo solo al famoso Io e Marley, da cui è stato tratto anche un film, e agli innumerevoli altri sequel che hanno sfruttato il medesimo topos narrativo.
Eppure in questo suo “Io, Claudia e Plük” c’è qualcosa di diverso. La boxerina Pelo (familiarmente nominata Plük ma anche Cicciola e Sensibile) non fa sempre da ideale prisma attraverso il quale rileggere dieci anni di vita dell’autrice. Spesso sembra quasi porsi da parte, lasciando che sia la stessa Crozzoli a calcare il palco di carta del suo libro. Come nel caso della sua (coraggiosa) auto-affermazione di donna gay, felicemente fidanzata e convivente  con Claudia. O come nelle toccanti pagine dedicate alla repentina morte della madre a seguito di un tumore.
Qui il tono narrativo, sempre brioso e dinamico e tale da scivolare facilmente in un tono colloquiale di facile accesso per tutti, un poco rallenta e si fa più piano, ragionato, sofferto. Ma è questione di poco. Esattamente come farebbe nella vita reale, la boxerina (ma anche tutti gli altri cani di cui è costellato questo libro) riprende subito a spingere il muso in cerca di attenzione, di parole piene di affetto, divertimento, e dolore quando il suo tempo alla fine sopraggiunge.
In questo “Io, Claudia e Plük”, insomma, i cinofili non faticheranno a rivivere situazioni già viste e per questo proveranno un innegabile moto di complicità con l’autrice e la sua compagna; i non-cinofili, invece, troveranno una testimonianza vera e forte di amore non solo per il cane ma direi anche la vita in generale. Ma anche uno spaccato – non macchiettistico, non autocelebrativo e nemmeno stereotipato – di una generazione di trentenni che s’affacciano al nuovo millennio, e i cui sogni, affetti e speranze emergono attraverso il rapporto con un cane.

Nota sull’autore:
Maria Grazia Crozzoli, laureata in scienze motorie, dedica il suo insegnamento ai ragazzi diversamente abili. Vive nelle Langhe, con al fianco una boxer di nome Birra e un labrador di nome Trippa.

Fonte: www.animalinelmondo.com


Categorie: Animali e Cultura