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Hotel rifiuta cieco con cane guida e si difende: "Siamo pet free per garantire la salute dei clienti. Un comportamento inammissibile e contro una legge precisa

31/08/2016

Un albergo di Rimini, ha rifiutato la stanza una persona cieca perché accompagnata dal suo cane guida. A denunciare l’episodio è l’Unione Italiana dei Ciechi e Ipovedenti (Uic), che ricorda come la legge affermi che “il cieco con il cane guida può entrare in tutti i luoghi aperti al pubblico”. Protagonista dell’episodio reso noto dall’Uic è la signora Patrizia intenzionata a trascorrere qualche giorno a Rimini. La reception inizialmente ha accettato la prenotazione  poi, dopo aver appreso che la signora era accompagnata dal cane guida ha spiegato che la “politica aziendale” rende impossibile accedere alla struttura con animali.
Non sono valse a nulla le proteste ricordando è la legge a garantire ovunque l’ingresso ai cani guida. Il portiere si è limitato a segnalare un altro albergo vicino. «Il cane guida – dichiara Mario Barbuto, presidente nazionale dell’Uic – è un vero compagno di libertà, sempre disponibile e pronto ad assecondare le necessità di autonomia e di mobilità. Purtroppo però, ancora oggi, troppo spesso non viene permesso al non vedente accompagnato dal cane guida di soggiornare in un albergo, entrare in un ristorante, prendere un taxi o utilizzare mezzi di trasporto pubblico, nonostante l’esistenza della legge, e il buon senso. Ogni rifiuto di questa nostra libertà – continua Barbuto – costituisce una violazione dei nostri diritti umani basilari. A questi diritti non potremo mai rinunciare ed è nostro dovere difenderli in ogni sede e con ogni mezzo».
Il Direttore dell’hotel si è giustificato con un comunicato: “L’hotel, viene spiegato nel comunicato, garantisce ai propri ospiti da anni un ambiente pulito e confortevole senza la presenza di animali. Al momento della prenotazione i clienti sono certi che al loro arrivo troveranno una struttura completamente priva di residui quali possono essere i peli di gatti o cani, causa di allergie per molti. E non ci si può suggerire una maggiore attenzione nelle pulizie per ovviare al problema delle allergie”.
Inoltre, viene argomentato ancora nella nota, “quando mettiamo in vendita le nostre stanze noi sottoscriviamo a tutti gli effetti un contratto: nel periodo richiesto dal cliente ipovedente con circa 150 ospiti. Con tutta la buona volontà non avremmo potuto renderci inadempienti nei confronti di molti per tutelare gli interessi di un singolo». L’hotel, infine, si rammarica «delle problematiche» che l’ipovedente «vive nel quotidiano e non possiamo neanche minimamente immaginarcele. Ma questo nostro rammarico non può prevalere sui nostri obblighi commerciali e morali nei confronti di una plurarità indefinita di ospiti che confidano nella nostra onestà, e che frequentano da anni la nostra struttura con la certezza che magari i loro figli se non loro stessi, con forme di grave allergia agli animali possono trascorrere delle vacanze serene – conclude la nota – e conformi al contratto stipulato (struttura pet free)”.
“A tutti i potenziali ospiti che ci richiedono di poter portare con loro degli animali, rispondiamo negativamente senza aggiungere altro. Nel caso del cieco richiedente, oltre a rispondere negativamente, abbiamo provveduto a segnalare una struttura limitrofa che offre gli stessi servizi, dopo averla contattata e aver concordato lo stesso prezzo nonostante avesse costi diversi nel periodo desiderato” così Mauro D’Amico, amministratore unico dell’hotel St. Gregory Park di Rimini, replica, in una nota, a quanto segnalato Unione Italiana dei Ciechi e Ipovedenti (Uic).
Tutto questo in primis contravviene alla legge e alla fama della Romagna considerata terra dell’ospitalità turistica per eccellenza. Forse è l’eccezione che conferma la regola.


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