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Green Hill, chiesta in Appello conferma condanne. Soddisfazione dell’Enpa: ma non cancelleranno le sofferenze degli animali

24/02/2016

Nel corso del processo davanti alla Corte d’Appello di Brescia il sostituto procuratore aggiunto Ambrogio Cassiani, pm che ha indagato sull’intera vicenda e ha ottenuta la delega dalla Procura Generale, ha chiesto la conferma delle condanne per i vertici di Green Hill, l’allevamento di cani beagle destinati alla vivisezione, chiuso il 18 luglio 2012. In primo grado Renzo Graziosi e Ghislane Rondot, rispettivamente veterinario e cogestore della struttura, erano stati condannati a un anno e sei mesi, mentreil direttore dell’allevamento Roberto Bravi era stato condannato ad un anno.
L’Enpa, attraverso le dichiarazioni della Presidente Carla Rocchi definisce la conferma del primo grado una vittoria della legalità.
«Oggi è una giornata importante, oggi ha vinto nuovamente la legalità: con la conferma della condanna di primo grado a complessivi quattro anni inflitta ai vertici dell’allevamento Green Hill giustizia è stata fatta due volte. Restano tuttavia le sofferenze degli animali che, purtroppo nessun verdetto potrà mai cancellare, anche se siamo orgogliosi di essere riusciti a sottrarre moltissimi beagle ai loro aguzzini». l’Enpa era presente come parte civile 
«Dal nostro punto di vista questo verdetto è anche un invito a mettere in discussione il sistema che ruota intorno alla sperimentazione animale: dobbiamo partire da qui per avviare una serena riflessione sui metodi “cruelty free” che rappresentano il vero futuro della scienza medica. Infatti, mentre in Italia si continuano a versare fiumi d’inchiostro in difesa dei test sugli animali, peraltro mai validati scientificamente, all’estero si investe sempre nei metodi alternativi, al punto che proprio nei giorni scorsi il professor Hartung della John Hopkins University ha potuto presentare alla comunità scientifica un modello di cervello umano realizzato con vere cellule nervose in grado di aggregarsi spontaneamente in strutture tridimensionali. Il messaggio è forte e chiaro: un’altra scienza è possibile».


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