Le condizioni in cui gli animali erano costretti a vivere, erano tali da commuovere persino il giudice. E’ il retroscena che emerge dalle carte processuali di una vicenda giudiziaria che investì il responsabile di una fattoria a San Benigno, nel Canavese.
L’uomo era stato rinviato a giudizio per la morte di un puledro e per i maltrattamenti di 25 cavalli, 3 asini e 4 cani, il tutto tra il 2012 e il 2013. L’anno scorso la Corte d’Appello di Torino ridusse ad un anno di reclusione la condanna pronunciata in primo grado e la Cassazione ha confermato adesso la pluralità di testimonianze, sia dei veterani che delle guardie zoofile, sostanzialmente convergenti.
La Cassazione, inoltre, annota che il tribunale evidenziò, al momento della stesura delle motivazioni, che le immagine fotografiche non possono non commuovere, nella misura in cui ritraevano animali magrissimi, con manto diradato e sporco, riduzione della massa muscolare e segni di decubito.
La Corte osserva che la commozione è un apprezzamento personale del giudice, ma nonostante questo ha un contenuto oggettivo, che è in sintonia con gli accertamenti svolti. L’associazione Terra dei Cavalli onlus si è costituita parte civile.
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